Una nuova lezione morale nel cinema di Spielberg, che sempre più parla il linguaggio della nostra infanzia cinematografica per restituire al presente la forza esemplificativa dell’Ideale
Un'ipotesi di lettura lovecraftiana per un film capace che nasconde dietro la sua coazione a ripetere una natura profondamente più disperata, sottilmente più disturbante.
Apogeo del contagio che domina il Novecento e il nostro contemporaneo, The Knick conferma il suo status artistico con una chiusa di rara potenza. Che l'occhio ferito rinasca nello sguardo interiore.
I freddi algoritmi del calcolo finanziario e l'ironia dissacrante fanno di questo Episodio VII un reboot de facto che rilancia la saga ma perde per strada epica ed emozione.
Nonostante qualche caduta retorica quello di Ron Howard è oggi un cinema fieramente anacronistico, grande spettacolo all'insegna del racconto per immagini.
Shyamalan torna all'horror con un grande film, riflessione teorica/ironica sulla vulnerabilità dello spazio domestico, l'orrore della vecchiaia e la capacità del cinema stesso di cogliere la realtà.
Freaks and Geeks che incontra l'anarchia acida di Spring Breakers, una brillante riflessione sul reale colto nel suo farsi immagine televisiva, tra hip hop, frenesia chimica e porno amatoriale.
Un film di smarrimenti e macerie in cui la Storia è un cristallo innevato che genera ripetizioni e giri a vuoto, ma forse oltre la crisi d'identità e la perdita c'è ancora possibilità di ricominciare.
La Pixar unisce epica e western giurassico per un racconto estremamente classico che fa della semplicità il proprio punto di forza, oltre che vettore di un salto tecnologico che lascia senza fiato.
Girato senza interesse e con poche idee degne di nota, Shinjuku Swan è il peggior esempio di come un regista estremo come Sion Sono rischi di trasformare il suo cinema in un brand di maniera.