Dietro la cortina della radicalizzazione religiosa, l’esordiente Rose Glass costruisce un horror kafkiano che esplora in profondità la solitudine e le derive dell’individuo nella società contemporanea.
Nel biodrama dedicato a Shirley Jackson, Decker inverte i termini della biografia, sfruttando un episodio fittizio per dar vita alla scrittrice e indagare il processo creativo.
Una voce al caldo che racconta mentre fuori fa freddo, un neonoir sul potere del racconto e sulla necessità umana di ordinare il mondo attraverso la narrazione.
L’immagine come oggetto contundente, tutto il peso della macchina da presa che impatta contro il reale e scava nelle contraddizioni e interstizi del corpo sociale. A giudicare dai primi due episodi, Rodrigo Sorogoyen firma una delle grandi serie del 2020.
Il ritorno alla regia di Bryan Bertino, a quattro anni da "The Monster", è un atto d'amore verso l'horror puro e semplice, e la conferma definitiva del talento del regista.
Colmo di citazioni che vanno da Cronenberg al filone della zombie invasion, l’esordio di Brown è un eco-horror che sorprende e disorienta, fino a portarci faccia a faccia con l’orrore cosmico.