Una voce al caldo che racconta mentre fuori fa freddo, un neonoir sul potere del racconto e sulla necessità umana di ordinare il mondo attraverso la narrazione.
L’immagine come oggetto contundente, tutto il peso della macchina da presa che impatta contro il reale e scava nelle contraddizioni e interstizi del corpo sociale. A giudicare dai primi due episodi, Rodrigo Sorogoyen firma una delle grandi serie del 2020.
Il ritorno alla regia di Bryan Bertino, a quattro anni da "The Monster", è un atto d'amore verso l'horror puro e semplice, e la conferma definitiva del talento del regista.
Colmo di citazioni che vanno da Cronenberg al filone della zombie invasion, l’esordio di Brown è un eco-horror che sorprende e disorienta, fino a portarci faccia a faccia con l’orrore cosmico.
Dopo "Antiviral", Brandon Cronenberg torna con un fanta-horror che guarda ancora una volta al cinema paterno ma lo aggiorna a una contemporaneità cinica e brutale.
Malgrado le buone premesse e una lodevole attenzione ai dettagli, l’adattamento della videomaker Flora Sigismondi non riesce a restituire lo spessore fantastico e inquietante di Henry James.
Echi folk horror attraversano il terzo film di Ben Wheatley, regista fuor di etichette e categorie, se non l’intento a raccontare l’uomo e il suo corpo attraverso il conflitto e il rapporto con lo spazio.