Pig

di Michael Sarnoski

Lontano dal classico revenge movie à la Mandy, il primo lungometraggio di Michael Sarnoski è un'avventura anticlimatica dove la vendetta lascia presto il posto all'empatia e alla comprensione reciproca, riflettendo intorno al senso di perdita e all'elaborazione del lutto.

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Rob (Nicolas Cage) vive in una capanna nei boschi fuori Portland con la sola compagnia del suo fedele maiale da tartufi. Ogni settimana riceve le visite del giovane imprenditore Amir (Alex Wolff), che quei tartufi compra e piazza sul mercato. Una notte, però, qualcuno spezza questo idillio bucolico rapendo la povera bestia e costringendo Rob a far ritorno in città dopo quindici anni di assenza.

Ormai dovremmo conoscerlo abbastanza bene, Nicolas Cage, da sapere che ogni film capace di contenerne l'ingombrante presenza sarà sempre, nel bene o nel male, qualcosa di inaspettato. Non fa eccezione nemmeno questo Pig che, complice una campagna promozionale a dir poco fuorviante, ci attira con la promessa dell'ennesimo Mandy (se non di un John Wick più folle e sui generis) e ci sorprende con qualcosa di completamente diverso. Non c'è revenge movie violento o lisergico che tenga, infatti, nell'opera prima di Michael Sarnoski. Un film sorprendentemente misurato e riflessivo, capace di giocare consapevolmente con la maschera dell'attore e con tutto ciò che si porta dietro. Un bagaglio ingombrante che il regista toglie dalle spalle del suo interprete, riducendo all'essenziale la caratterizzazione di un personaggio schivo e di poche parole. Nel ritorno alla civiltà di Rob, barba e capelli lunghi, sangue rappreso e perenne look da homeless, c'è infatti qualcosa in più del thriller adrenalinico che ci si aspetterebbe. Una cupezza e insieme un rigore formale che rendono solida la vicenda anche quando precipita nell'assurdo, in un lento accumulo di luoghi e situazioni imprevedibili. Perché se è vero che in Pig sono lontani i mondi criminali della trilogia con Keanu Reeves o le discese allucinate negli inferi di Mandy, è pur sempre un universo sotterraneo quello che Sarnoski costruisce, con mano ferma, attorno al suo protagonista. È così che, nella ricerca disperata del suo maiale, Rob finisce per inoltrarsi nel sottomondo della ristorazione (!) di Portland. Un mondo, tra Fight Club e ristoranti stellati, che pare conoscere benissimo e dentro cui si orienta con misteriosa sicurezza. 

È da qui che parte un viaggio straniante ma serissimo, giocato pericolosamente sull'orlo della farsa ma abbastanza saldo da non caderci mai dentro. Un'avventura anticlimatica dove la vendetta lascia presto il posto all'empatia e alla comprensione reciproca. Fino a svelare le dinamiche nascoste dietro al senso di perdita e all'elaborazione del lutto.
Hanno tutti un passato da nascondere o da cui fuggire, infatti, i personaggi di Pig. Non solo il tormentato Rob, antieroe emerso dal passato e possessore di un nome capace di aprire tutte le porte, ma anche i suoi comprimari. Dal complice suo malgrado Amir, al vecchio imprenditore interpretato da Adam Arkin, tutti alle prese con la perdita e le conseguenze deleterie che questa ha avuto nelle loro vite. 

Niente di originale, certo. Ma racchiudendo il tutto nella sua cornice assurda ed essenziale, Pig si dimostra un prodotto estremamente rigoroso. Riuscendo persino nell'impresa di frenare l'estro recitativo di Cage, pur evocandolo in continuazione. È questa presenza/assenza, che allude a certo cinema senza mai abbracciarlo del tutto, il vero punto di forza del film. Un'operazione a suo modo unica che non impedisce, comunque, all’attore di farla propria, di gettarvi tutto attorno il suo senso allucinato del grottesco.
Nonostante l'abilità del regista nell'amalgamare toni e registri differenti, anche Pig ci lascia così con la convinzione che non sarebbe mai potuto esistere senza la portata iconica del suo interprete principale. 

Autore: Mattia Caruso
Pubblicato il 19/09/2021
UK, 2021
Interpreti: Nicolas Cage
Durata: 92 minuti

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