Melò bellico senza controllo, sgrammaticato ed eccessivo, ma capace di raccontare con forza unica il dramma del reduce contemporaneo e assieme l'amore impossibile di un padre.
Ritratto kafkiano della Turchia contemporanea, il film di Alper è un incubo di paranoia che conferma il talento del regista turco, al netto di un ermetismo eccessivo e uno forte schematismo di fondo.
Bellocchio partorisce streghe e vampiri dentro una Bobbio divisa nel tempo, una fantasmagoria per tornare a raccontare il Potere e riflettere su 50 anni di carriera.
Lindholm mette in scena un processo che diventa confronto tra il caos della guerra e la necessità di una dimensione morale, ma una debolezza di sguardo non permette al film di funzionare davvero.
Wiseman ci regala un'altra lezione di grande cinema, un nuovo viaggio antropologico che evita ogni schematismo e preconcetto per farsi pura conquista di conoscenza.
Attorno ad un luciferino Johnny Deep, Scott Cooper costruisce un gangster movie scorsesiano derivativo e di puro mestiere, formalmente impeccabile ma privo di un'identità propria.
Primo film Netflix di portata hollywoodiana, quello firmato da Fukunaga è un controverso abisso di violenza, tra eccessi di costruzione formale e slanci di autentico orrore.
Apertura di Orizzonti a Venezia 72 con l'ennesimo film di genere soffocato da una cornice formale in cerca di riconoscimenti autoriali ma priva di autentica sostanza