Giocando dentro e fuori l’installazione “Cloverfield”, J.J. Abrams maneggia body horror, buddy film, zombie, war movie e screwball comedy, creando un insieme bizzarro ed esplosivo.
Presentato al Far East Film Festival e distribuito in Italia dalla Tucker Film, il film di Shinichiro Ueda è un piccolo gioiello che unisce ironia e riflessione sul linguaggio, partendo dai morti viventi per finire alla magia della finzione cinematografica.
Il punto di non ritorno nel cinema di Tsukamoto, primo lungometraggio in digitale dove la città collassa nell’incubo dell’inconscio e diventa terreno di caccia di uno sguardo che uccide.
Una riscrittura dolorosa di Cervantes, un film che parla di sé stesso e dei suoi lunghi fallimenti, dell’ossessione per il cinema e degli effetti che questa ha non sul sognatore ma su chi gli sta intorno.
Il primo contatto tra Tsukamoto e il digitale è un mediometraggio che fa da spartiacque nella sua filmografia e summa del suo primo percorso artistico.
Dopo "Chi-Raq", Lee non sembra essersi allontanato dalla commedia sofisticata della classicità, da quel meccanismo di maschere e inganni nella cui ostentata finzione emerge, lampante, l’urgenza del reale.