Un film, magnifico, che riesce nel compito assai arduo di far convivere l’intensità formale tipica del cinema di Paul Thomas Anderson all’illusione spettatoriale di assistere allo scorrere di una vita colta semplicemente nel suo farsi.
L'antropologia della disgregazione sociale di Sean Baker veste l'abito della commedia: più accessibile nei contenuti, sempre intransigente nello stile.
Joe Wright affronta il mito di Cyrano in un'armoniosa versione musicale, dove il triangolo amoroso è il mezzo di espressione di una fede nella parola come unico sollievo alla solitudine interiore dei personaggi.
L'ultimo film di Kenneth Branagh è un viaggio sentimentale in un mondo filtrato dalla memoria; la sua Belfast è un microcosmo utopico che cristallizza la bellezza e la dona al nostro immaginario collettivo.
Il film più cupo di Del Toro, e anche il più lontano dai suoi stilemi, scoperchia e disinnesca i trucchi da prestigiatore dello stesso regista, in una parabola morale sul cinema e i suoi inganni.
Tra documentario, fiaba e racconto onirico, Cioni incrocia la realtà drammatica dei migranti con le utopie dell'Occidente alla ricerca della giovinezza eterna
Tra capitalismo della sorveglianza, paranoia movie e lockdown interiorizzato, Soderbergh gioca di cinefilia per portare il nostro sguardo sui rischi e le cicatrici che ci attendono oltre l’era pandemica.