Come il suo protagonista, Desplechin abbandona la prospettiva lineare, un principio ordinatore, mescolando vita e sogno, realtà e rappresentazione nel dare forma ai propri fantasmi.
Fin dall'assunto iniziale, Ghost Stories viene meno al patto di fede autore-spettatore, dileggiando il legame etico tra i due termini in nome del colpo di scena finale.
La rilettura del classico del 1974 da parte del cannibale Eli Roth si sviluppa a partire da una normalizzazione dell'originale, pur chiamando in causa alcuni aspetti oscuri del contemporaneo.