Nel primo capolavoro di Wong Kar-wai, l'ossessione per il tempo che passa alimenta un melò decostruito e frammentato, sospeso tra i destini di più personaggi in cerca della felicità.
La miniserie prodotta da BBC e distribuita da Netflix sfrutta le certezze offerte dalla migliore serialità inglese per portare avanti un discorso critico sul nostro presente europeo.
Il cinema libero e irriverente di Takashi Miike, un pastiche di generi sulla follia del cinema che testimonia ancora una volta la grandezza del regista giapponese.
Nel film che segna l'incontro tra Olivier Assayas e Roman Polanski l'atto di creazione artistica diventa un gioco pericoloso con la propria metà oscura.
Al suo terzo film Na Hong-jin si conferma un regista chiave del cinema contemporaneo, e lo fa con un’opera cupa e disturbante sul contagio del male e la crisi della ragione.
Tra i peggiori film di Scott, un confuso miscuglio di thriller e biopic che perde la sua cifra morale in un mare di noia, macchiettismo e piatta superficialità.
Villeneuve piega il mito ad una riflessione metalinguistica scaturita dalla rivoluzione sintetica dell'immaginario. Nessuna nostalgia o feticcio, dobbiamo tornare alla memoria e al sentimento.
Lynch e Frost chiudono il ritorno con una svolta imprevedibile, rivoluzionaria, che ci ricorda con impeto modernista come un'opera d'arte possa metterci a disagio mentre ci conquista definitivamente.
Padrone di un cinema architettonico ossessionano dal tempo, Nolan riesce a piegare il suo sguardo ingegneristico a favore di una rappresentazione esistenziale e astratta del conflitto bellico.