The Midnight Sky

di George Clooney

Oltre la buia volta celeste che accompagna la Terra verso la sua fine, sembra esserci ancora speranza. L'ultimo film di George Clooney è un'odissea sentimentale ad astra che non smette mai di credere negli esseri umani e nei loro squarci emotivi.

The Midnight Sky - Recensione film Clooney

Oltre la buia volta celeste che circonda una Terra ormai asfissiata, sembra esserci ancora una speranza in quest’ultimo film diretto da George Clooney. The Midnight Sky è ambientato nel 2049 e porta in scena la storia di Augustine Lofthouse, un astronomo malato terminale che abita nell’ultimo presidio umano al Polo Nord. I sopravvissuti ai cambiamenti climatici che hanno reso impossibile la vita sulla Terra sono stati evacuati altrove, ma Augustine ha preferito rimanere in uno dei luoghi ancora ospitali. L’obiettivo dell’uomo è comunicare con Aether, una navicella spaziale che ospita un gruppo di astronauti di ritorno a casa dopo aver trascorso del tempo a studiare una luna di Giove, abitabile e, quindi, pronta ad accogliere l’eventuale esodo dell’umanità. Nel frattempo, però, la situazione sulla Terra è peggiorata ulteriormente e, ormai, potrebbe essere troppo tardi persino per un viaggio ad astra.

Per certi versi, la prima assonanza a cui si pensa durante la visione del film è proprio l’ultimo lavoro di James Gray che, nel suo Ad Astra, ha dato vita a un racconto ovattato di padre e figli in cui, lungo un'odissea silenziosa, un immigrant interstellare sprofonda nella giungla oscura e nello spazio più profondo del suo cuore di tenebra. Anche The Midnight Sky intorpidisce come il film di Gray e restituisce la sensazione di un déjà-vu, ratificato dall’alienazione del tempo presente che stiamo attraversando. Animato da traiettorie narrative opposte che lo rendono, allo stesso tempo, intimista e catastrofico, dilatato ma dotato di una linearità tradizionale, il progetto sci-fi di Clooney è un’antologia di tutta la fantascienza trascorsa, il cui cuore caldo e umano è pronto a pulsare in improvvisi lampi e squarci emotivi. Su tutte, è impossibile rimanere indifferenti di fronte alle scene ambientate su Aether, in cui i membri dell’equipaggio vivono la loro solitudine aumentata in compagnia di ologrammi da sfiorare e accarezzare.

In mezzo ad una tempesta generazionale che infuria e che è destinata a cancellare inesorabilmente le coordinate terrestri, Augustine si pone come un ultimo baluardo umano, una frattura tra gli stati del tempo in grado di registrare il cambiamento del mondo e l’oscurità del futuro. Lo sguardo rappresentato dal personaggio interpretato da Clooney, però, non si limita a guardare al passato e al presente come fossero parti di un torrente pronto a investirlo, ma individua nel futuro un luogo di speranze, paure e, quindi, di possibilità.

Nel bene e nel male Netflix si conferma come la piattaforma del momento, capace di partorire instant-movie ben ancorati alla realtà contemporanea. A maggior ragione oggi, e nonostante le debolezze che ne minano la riuscita totale, The Midnight Sky è un film che mostra tutto il proprio amore sconfinato verso gli esseri umani, ponendoli al centro del racconto con un minimalismo che non ne intacca mai la vis emotiva. Mantenendosi lontano tanto dallo spettacolo gratuito hollywoodiano quanto dalla smaccata ostentazione di autorialità, il film di Clooney è una confessione di colpa della sua generazione nei confronti delle successive, e uno sguardo speranzoso e luminoso rivolto a quei figli cui è affidato il compito di scendere in fondo all’abisso per trovare il nuovo, e redimere così tutti gli errori (sentimentali) e le contraddizioni (sociali) da cui sono stati condannati.

Autore: Matteo Marescalco
Pubblicato il 24/12/2020

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