Icarus

di Bryan Fogel

Lo scandalo del doping nel mondo dello sport russo nel film inchiesta di Bryan Fogel

Icarus di Bryan Fogel

Un ciclista amatoriale di fronte a una sfida, una provocazione, una missione più che singolare: dimostrare che è possibile doparsi in barba ai controlli, a patto che si scelgano oculatamente le modalità e le sostanze adatte. Questo il punto di partenza del documentario Icarus, nel quale il regista Bryan Fogel punta l’obiettivo su se stesso utilizzando il proprio corpo come terreno di sperimentazione. Tutto viene dimostrato e monitorato nel corso del tempo, tanto l’assunzione di sostanze (in quali dosi, in che modo, quali sono le reazioni che queste provocano) quanto gli effetti sulle prestazioni sportive.

Per attuare questa avventata operazione a proprio rischio e pericolo Fogel non agisce però in maniera autarchica, ma si rimette ai consigli dello scienziato russo Grigory Rodchenkov, personaggio ambiguo e dal passato burrascoso: nel 2005 diviene direttore del laboratorio nazionale russo antidoping, per essere poi indagato – a distanza di pochi anni - proprio per il traffico di sostanze dopanti. A questo punto lo scienziato tenterà il suicidio e finirà in un ospedale psichiatrico, fino a che le accuse contro di lui verranno (misteriosamente?) cancellate. Ma a quale condizione? Rodchenkov dovrà collaborare a quello che sarà un vero e proprio programma di doping messo in atto su larga scala con la connivenza di diverse autorità statali. Quando questo fatto verrà alla luce, trascinerà il mondo dello sport russo in uno scandalo senza precedenti.

E’ questo, in sintesi, che Icarus finisce per raccontare: non più gli esperimenti di Fogel, ma una pericolosissima partita a scacchi di portata internazionale che culminerà con la fuga di Rodchenkov negli Stati Uniti. Non più il tentativo di un singolo di infrangere le regole insomma, o la dimostrazione della facilità di questa eventuale infrazione, ma un vera e propria rete messa a punto proprio con la connivenza di quelle istituzioni che dovrebbero impedire e/o punire ogni possibile corruzione.

A prescindere dalla notorietà dei fatti raccontati, quello che scandalizza qui è la relativa elementarità delle modalità con cui questa grande macchina del doping è stata organizzata e messa in moto. Basti pensare che i flaconi di urina incriminata venivano fatti sparire dal laboratorio di turno attraverso un buco nel muro: nulla di più rudimentale, e al contempo nulla di più incredibile.

L’approccio di Fogel alla messa in scena è tendenzialmente televisivo ma non nel senso negativo del termine: montaggio rapido, sottofondo sonoro vivido e onnipresente a caricare di tensione e/o drammaticità determinati passaggi, forte senso di immediatezza. Il suo intento è quello di trascinare con forza lo spettatore in medias res, di non fargli mai percepire le cose come eventi che si svolgono oltre uno schermo, oltre un buco della serratura, oltre una certa distanza di sicurezza insomma. Sensazione rafforzata dal lavoro che viene fatto in senso cronologico: l’impressione che Icarus vuole dare è quella di aver fissato in immagini una serie di fatti nel momento del loro svolgersi, non a posteriori. Perché, in principio, l’operazione viene presentata come la testimonianza personale del regista/protagonista, ed è solo a poco a poco che la materia trattata deborda violentemente e le cose iniziano a rivelare le loro spaventose dimensioni. Rodchenkov diviene protagonista, e con lui quel clamoroso scandalo che ha coinvolto, con tutta probabilità, più di un migliaio di atleti nel corso di anni e anni, infangando il mondo dello sport in Russia e costando alla nazione l’esclusione dai giochi olimpici.

Premiato al Sundance Film Festival e al Sundance Film Festival: London nel 2017, Vincitore del premio Oscar come Miglior Documentario nel 2018, Icarus è in sintesi un ottimo esempio di documentario d’inchiesta che ha il merito non solo di approfondire ma anche di chiarificare gli aspetti più oscuri e fumosi e i risvolti più intricati e complessi di una situazione di estrema, sconcertante gravità.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 14/11/2018
Usa, 2017
Regia: Bryan Fogel

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