Lasciandosi implicare dagli eventi di una città, Alexandre Koberidze compone e scompone una sinfonia urbana che è elogio e testimonianza della vita delle persone e degli oggetti.
Forse l’unico biopic possibile nell’era della post-verità, ma anche un film in cui Sorkin, nonostante incertezze e ambizioni che scricchiolano, si pone senza difese di fronte lo spettatore.
Per la prima volta senza il fratello Ethan, Joel Coen si mette alla prova con un una versione intimista, austera e rigorosa della tragedia shakespeariana, supportato da eccellenti prove attoriali e da una fascinosa impostazione scenografica. Su Apple Tv+.
Fabio e Damiano D'Innocenzo impongono al loro nichilismo adolescenziale il rigore del thriller, e chiudono un ciclo con il loro film migliore. E adesso? Non resta che seppellire i padri, e diventare adulti
Adattando il romanzo di J. R. Moehringer, George Clooney torna a immergersi in una nuova odissea sentimentale e a deputare alla percezione la capacità di pensare ancora cinema in quei luoghi da sempre estranei a visioni del genere.
Rompere il giocattolo al tempo della nostalgia universale, un gesto filmico auto-distruttivo che sfotte i meccanismi industriali di oggi e ci ricorda che non tutto è fatto per tornare.
Esce ora nelle nostre sale l'esordio al lungometraggio di Gu Xiaogang, primo capitolo di una trilogia che guarda alla tradizione pittorica cinese per addensarne la ricerca del dettaglio e la qualità esplorativa nella sua immagine cinematografica, e dotando quest'ultima della capacità trasformativa del tempo.
Una lucida riflessione sullo stato di salute dell’immagine nell’MCU, ma anche, sottotraccia, il riflesso ambiguo di un panorama opprimente, in cui il cinema appare sempre più laboratoriale e sintetizzato dal lato oscuro dell’algoritmo.
Nell'anti-melò di Ridley Scott le passioni scompaiono, sostituite da manichini di plastica e occhi(ali) senza volto. Cerebrale e coerente: ma vincere l'Oscar così è dura.
Pamphlet apocalittico, satira frontale, ma soprattutto fotografia non troppo deformata di un'umanità indifferente a tutto perché ormai incapace di comprendere sé stessa e affrontare il reale. Adam McKay torna con il suo progetto più ambizioso e disfattista.