RendezVous 2014 / Tip top

“Siamo in piena commedia grottesca”, dice uno dei personaggi di Tip top di Serge Bozon dinanzi a una delle molteplici traiettorie schizoidi e fuori di testa intraprese dalla surreale crime story del film. Una dichiarazione d’intenti fin troppo palese: quella di Bozon, ex critico e attore, è una ronda impazzita e isterica in cui la satira sociale incontra la comica nera, con un meccanismo narrativo all’insegna del noir a fare da collante a tanta eccentricità non trattenuta. Un delirio d’autore che si permette tutto e il suo contrario, dunque? Senza dubbio. E c’è anche tanto compiacimento per il proprio ermetismo, nonché una dose ben consapevole di gusto pazzoide nell’inseguire di volta in volta la scorciatoia e la soluzione più fastidiosa e meno scontata. Il voyeurismo, le frustrate, gli algerini, il sangue di una ferita al naso gustato in punta di lingua (più e più volte), un’appiccicata trama poliziesca e un’indagine altrettanto confusa (il film è tratto da un romanzo di Bill James adattato in modo a dir poco macchinoso), trovate all’acido muriatico che si rincorrono ma anche porte simmetriche e inquadrature che da un certo punto in poi si riciclano stancamente. In questo calderone difforme, c’è molto di pretenzioso e molto di eccessivamente pretestuoso (o pretestuosamente eccessivo, con le aggravanti che ciascuno dei due casi comporta).

Tutto, in Tip top, è mal contenuto alla meno peggio, e perfino lo sketch di suo piuttosto divertente coi ritratti dei presidenti francesi (Napoleone incluso) appare scollato da tutto il resto e un po’ fine a se stesso. Di gioco si tratta, in Tip top, ma è pur sempre un gioco decisamente sballato e con delle regole troppo poco chiare per riuscire a divertirsi fino in fondo o anche solo a giocare. A imporsi su tutto ciò, e a instaurare dentro il film un insperato motivo d’interesse, è così la presenza di Isabelle Huppert: il sadismo gelido che il film esprime in più di una situazione mescolandolo all’impudenza serafica del riso amaro è infatti lo stesso che la gloriosa attrice francese incorpora ancora una volta addosso al suo viso e alla sua aura da antidiva nobiliare. Ecco che allora Tip top, forse non proprio consciamente, si tramuta in una specie di film-attore capace di catturare come meglio non si potrebbe lo spirito, le attitudini e il volto pubblico di un’interprete. E’ difficile non intravedere un’autoironia sbruffona portata avanti dalla Huppert in prima persona in questo caleidoscopio sfilacciato e avariato, lei che molto spesso nella sua carriera ha interpretato personaggi estremi, con alle spalle un ambiguità e un gelo perversi e agghiaccianti. L’attrice si ritrova a giocare smaliziatamente sopra questa cosa, forzando le pose masochiste e psicopatologiche del suo ruolo con sprezzo del pericolo e del ridicolo, forte della posizione di chi è così iconica e venerata che una parodia di se stessa può permettersela tutta. E, soprattutto, senza rimpianti per il discutibile esito finale dell’operazione.

Autore: Davide Eustach…
Pubblicato il 09/10/2014

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