Miss Sloane

Nonostante una certa programmaticità di fondo, il film di John Madden ribalta la narrazione tradizionale ed imbastisce un vigoroso drama-thriller costruito sullo sguardo della sua protagonista.

«É necessario cambiare la narrazione. Le armi sono un potere femminile».

Prende avvento da questa frase, pronunciata da uno dei lobbisti conservatori dell’ultimo film di John Madden, il racconto sull’intransigente Miss Sloane, donna automa, completamente anaffettiva, dipendente da svariati prodotti farmaceutici e in preda a crisi di sonno. Nonché impiegata, che ha sempre svolto il proprio lavoro in modo pressoché eccellente, presso un’agenzia lobbistica legata all’area conservatrice del governo americano. Quando le viene ventilata l’ipotesi di adesione ad una campagna che miri al supporto delle aziende che producono armi, Elizabeth Sloane decide di abbandonare il proprio ambiente di lavoro e di schierarsi dalla parte opposta: a favore di una legge sul controllo e sulla regolamentazione del loro uso all’interno degli Stati Uniti d’America. Discriminante fondamentale per la sua decisione riguarda il condizionamento di un segmento di opinione pubblica – il target femminile – che i lobbisti delle armi prendono difficilmente in considerazione.

La necessità di cambiare la narrazione, preannunciata poc’anzi, sembra essere rivolta non soltanto al tessuto diegetico del film che, nel corso dei suoi 132 minuti, muta le sue caratteristiche morfologiche e funzionali per meglio adattarsi alle evoluzioni dello sviluppo drammaturgico, quanto ai toni di racconto del cinema di John Madden. È difficile, infatti, relazionare Shakespeare in love, Il mandolino del capitano Corelli e i due Marigold Hotel ad un racconto così vischioso e privo di scrupoli come quello di Miss Sloane. Eppure, tale rivolgimento di prospettiva si è rivelato un’arma di spessore decisivo. Ad incarnare la prospettiva femminile motrice del film è Jessica Chastain, nuovamente alle prese con un ruolo da eroina problematica dopo Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow.

«Perchè non chiudi con tutto questo?»

«Per fare cosa?».

Personalità di rottura, presa in un vortice quotidiano di chiaroscuri, la Sloane è ossessionata da una missione e da giochi di potere che la tengono distante da ogni principio di realtà. La descrizione del cinismo dei personaggi che si muovono lungo le zone d’ombra della politica americana è accompagnata da un ritratto ben più ampio della corruzione dell’intero sistema. Il vero punto di forza del film (caratteristica che gli consente di superare il livello medio di altri prodotti situati sulla stessa lunghezza d’onda) consiste nei cortocircuiti attivati fin dalla prima sequenza dallo sguardo del suo protagonista femminile. (Anti)eroe che entra in scena interpellando lo spettatore ed invitandolo a scavalcare la costruzione tradizionale della narrazione per individuarne il sostrato segreto. La chiave di interpretazione del film risiede proprio nella capacità di previsione ed interpretazione di cui si rende protagonista lo sguardo di una titanica Jessica Chastain. Ecco che la costruzione delle immagini ed il punto di vista divengono strumenti fondamentali di adesione alle verità nascoste che vengono a galla, nel robusto climax finale, e consentono il raggiungimento della (pur amara) verità. La lettura del labiale e i mezzi (osceni) messi in campo per violare la privacy dei corrotti conservatori sono strumenti deputati al ruolo primario rivestito dalla vista.

In tal senso, cambiare la narrazione implica, innanzitutto, rovesciare le sue modalità costitutive di genere. Da un regime di assoluta preminenza del logos (carattere principe di un drama-thriller a sfondo politico) al suo traghettamento in un universo in cui l’elemento eidetico fornisce i perni attorno a cui collocare i plot-point e consentire l’evoluzione del racconto, arricchito da un abile uso del montaggio alternato. Miss Sloane cambia il soprabito di un argomento inflazionato, basando la propria forza su una certa programmaticità di fondo che, tuttavia, non inficia mai la naturalezza della sua costruzione.

Autore: Matteo Marescalco
Pubblicato il 02/10/2017

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