EROTIC THRILLS - Il danno

di Louis Malle

Louis Malle incastra il racconto di una passiona proibita entro un melodramma da toni freddi e perfettamente calibrati, ove il tempo presente è solo la messinscena inconscia di un antico trauma.

Il danno - Luois Malle recensione film

[Questo articolo fa parte di uno speciale monografico dedicato alla figura eversiva, politica, erotica della femme fatale, nato dalla convinzione che «l’immagine, ancor più se sessuale, è sufficiente a creare una narrazione (dei generi, del pensiero, della cultura, del mercato)». L’immagine crea, e il cinema «fa ancora la differenza», nonostante tanta parte del contemporaneo sia volta oggi alla produzione di immagini-corpo depotenziate, depauperate, inviluppate di teoria e rivendicazione intellettuale desessualizzata. Incentrato sul neo-noir (dal revival postmoderno di Brivido caldo all’eccesso parodico di Sex Crimes), questo speciale nasce come risposta a tale condizione imperante e prende corpo da un testo specifico, Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo-noir, di Pier Maria Bocchi. A lui abbiamo chiesto un’introduzione, che potete trovare qui, in cui vengano tracciate le linee guida del nostro lavoro, per una riscoperta del potere eversivo del desiderio].

Il danno, tratto dall’omonimo romanzo di Josephine Hart, poggia la sua struttura narrativa sulla simmetria inversa fra l’aspetto esteriore dei suoi personaggi e la potenza dei moti emotivi che li agitano interiormente. I protagonisti sono eleganti, freddamente composti, conversano con tono calmo e posato tra di loro, ma già al primo sguardo Stephen (Jeremy Irons) e Anna (Juliette Binoche), rispettivamente padre e fidanzata del medesimo uomo, si ritrovano avvinti in un’intensa relazione clandestina. Un’iniziale riflessione tradurrebbe Anna come la più classica femme fatale, che forte dei suoi raffinati abiti e di una disarmante disponibilità sessuale avvinghia il partner in una spirale maledetta di passioni; ma la complessità del penultimo film di Louis Malle esige un più ampio spettro di indagine sui parallelismi fra i due personaggi.

Stephen è un influente politico di successo, uomo razionale, perbene, rispettabile, con una moglie premurosa e due figli – di cui il maschio, è il fidanzato di Anna – eppure ciò che l’amante provoca in lui non è solo un sommovimento sessuale quanto l’intera distruzione delle sue illusioni inerenti la vita che ha condotto fino ad allora. La famiglia, il lavoro, la rispettabilità si rivelano tutti doveri compiuti in ottemperanza a una società che richiede obbedienza alle proprie regole in cambio di un’integrazione entro la collettività. Difatti una volta colto nell’atto di violare il patto con la propria classe di appartenenza Stephen perderà tutto e si emarginerà dal mondo.
La colpa dell’uomo è dunque quella di mettere i propri desideri al primo posto; per questo sarà punito. Il medesimo trauma è però già accaduto ad Anna a quindici anni, quando il fratello cui la legava un morboso legame fusionale si uccide dopo averla messa davanti a un’impossibile aut aut: o lui o gli altri uomini. Anna perde il fratello solo per aver osato baciare un ragazzo, violando così un antico patto incestuoso; subito dopo, come un atto dovuto a se stessa si dà al suo fidanzato dell’epoca, Peter. Il trauma della perdita è dunque anche una dolorosa affermazione del proprio desiderio.

«Chi ha subito un danno è pericoloso. Sa di poter sopravvivere» dice Anna a Stephen, raccontando la sua storia: una sopravvivenza a volte deforme e disfunzionale, altre grata e consapevole. Nel film si comprende progressivamente che Anna, ancora danneggiata, non può esimere dal resistere alla tentazione di rimettere in scena le stesse dinamiche della sua antica tragedia, con l’intenzione però di dargli un lieto fine. Nei paralleli rapporti fra Martyn, equilibrato, ingenuo, fisicamente identico al fratello, e con Stephen, può rivivere le duplici dinamiche di un felice legame fraterno e di una segreta passione sessuale, senza dover rinunciare a nessuna delle due esperienze. La risoluzione di questa costante conflittualità fra ciò che si è e ciò che si deve essere per gli altri consiste dunque nell’esprimere in assoluto segreto il più spudorato degli tradimenti a favore di un’esclusiva quanto taciuta fedeltà a se stessi. Soli con se stessi i due protagonisti si abbandonano a scene di amplessi che Malle costruisce come coreografie, danze simili a riti liberatori, cui gli amanti si arrendono infinitamente felici e dimentichi di tutto. La freddezza della messinscena accentua, in forma di una gabbia che trattiene ai margini un animale in lotta, l’esasperata agitazione degli animi contenuta a stento.

Come ogni personalità problematica Anna finisce però per rivivere esattamente fino in fondo il proprio dramma giovanile e perde di nuovo il fratello-fidanzato. Però è proprio questo tornare ai fantasmi del passato in età adulta, in una sorta di epifania freudiana, a liberarla definitivamente dai vecchi legami dolorosi, così da far dire a Stephen «non era diversa da tutte le altre». La normalità, superato il trauma, torna ad essere l’esperienza di un ritrovato equilibrio. A Stephen invece, che come un passaggio di testimone ha vissuto lui stesso l’evento di un danno, dopo essersi ritirato ad una vita immobile e solitaria non rimane che contemplare in una gigantografia sul muro un’immagine di desiderio impossibile e utopica che è la presenza al tempo stesso di figlio e amante nella propria vita. Adesso è lui il diverso, il danneggiato, l’eretico.

C’è però un terzo personaggio ne Il danno che il regista include in disparte nella storia, e non è, come si potrebbe immaginare, la moglie di Stephen, prima ignara e poi rabbiosa donna e madre che anche nel suo piccolo intrattiene un evidente legame possessivo col figlio; si parla qui piuttosto della figlia minore, acerba preadolescente che tutto osserva in silenzio, per prima intuendo che qualcosa non va nel padre. È l’unico personaggio di cui in fondo non conosciamo la sorte, e la sua presenza nel film, quasi pura comparsa muta eppure presente e consapevole, pone la domanda di cosa ne sia stato di lei, e se anche essa sia destinata, come Anna, a tramandare come un virus la ferita che il padre senza volere ha inflitto anche nei suoi confronti.

Autore: Veronica Vituzzi
Pubblicato il 17/03/2021
Francia, Regno Unito 1992
Regia: Louis Malle
Durata: 112 minuti

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