Captain America: The Winter Soldier

Un film d'azione serrato e riuscito che finalmente dona al personaggio di Captain America lo spessore che merita

Nel tentativo di raggiungere e conquistare più fasce di pubblico possibile la Marvel Studios ha sviluppato fin dall’inizio ogni suo eroe all’interno di un genere preciso, declinato in modo chiaro e riconoscibile così da poter raggiungere con ogni film gli interessi privilegiati di una particolare tipologia di spettatore. Ecco così Iron Man passare dai toni della screwball comedy a quelli dell’azione buddy-buddy, o ancora Thor muoversi nel confine tra fantasy e fantascienza, intesa prima come riferimento cinefilo alla sci-fi anni ’50 e poi come epica militare, in un curioso mashup capace di ospitare elfi oscuri e fucili laser. A Captain America era invece toccata l’avventura anni ’40 in pieno stile Indiana Jones (con tanto di nazisti cattivi e arche contenenti poteri lucenti e mortali), tuttavia non era bastato questo e qualche iniezione di steam-punk a farne un film degno di nota. Captain American – Il primo vendicatore è infatti un primo capitolo alquanto anodino, privo di particolari difetti (a parte un villain mezzo sprecato) ma anche di forti motivi di interesse, che sicuramente non rende giustizia allo spessore di un personaggio come Captain America – ridotto poi in The Avengers a fare da bersaglio alle frecciatine del solito istrione Tony Stark. Fortunatamente le cose cambiano con questo Captain America: The Winter Soldier, che non solo porta sullo schermo il migliore Cap di sempre ma si rivela il film Marvel più riuscito da anni a questa parte.

Diretto con mestiere e anonima perizia da Anthony e Joe Russo, The Winter Soldier è un film d’azione serrato e avvincente, ben scritto tanto nei dialoghi quanto nella storia generale e capace di tenere l’attenzione alle stelle con un gran ritmo e diversi bei colpi di scena (purché non siate profondi conoscitori delle vicende del nostro Capitano). Fedele all’approccio sistemico sopra accennato, la Marvel Studios guarda questa volta al cinema di spionaggio, cercando un dialogo tra le forme cospirative degli anni settanta (con Robert Redford a simboleggiare tutta una tradizione di film sulla paranoia e i rischi dovuti all’eccesso di sicurezza) e le declinazione più acrobatiche e action di Jason Bourne, senza dimenticare il forte uso di gadget e vezzi tecnologici alla 007. Sorprende a questo punto che in fase di scrittura si trovino Stephen McFeely e Christopher Markus, ovvero la stessa coppia che oltre al primo episodio di Cap ha sceneggiato anche lo scorso Thor 2, di cui questo The Winter Soldier rappresenta senza ombra di dubbio la versione riuscita e ben pensata. Dal secondo capitolo dedicato al Dio del tuono, il film dei fratelli Russo recupera infatti quel bilanciamento tra scrittura verticale e orizzontale che è evidentemente il fulcro di questa seconda fase Marvel, sempre più consapevole nel trasportare strategie di narrazione seriale sul grande schermo. Tanto Thor 2 quanto The Winter Soldier si concentrano su una sfida singola e autoconclusiva pensata però per aprirsi in un terzo capitolo carico già di aspettative e linee narrative lasciate a metà, da Loki al destino dello S.H.I.E.L.D. e Nick Fury. Ma tanto era posticcia e superficiale la trama e gli antagonisti di Thor 2 quanto invece risulta incalzante e urgente quella di The Winter Soldier, in cui la Marvel decide finalmente di accantonare i toni più farseschi e ridanciani abbracciati da Iron Man 2 in poi per tornare ad una narrazione più adulta e fiduciosa delle proprie possibilità, senza che si senta il bisogno di ricorrere al demenziale per strappare una risata in più. Con questo non si vuol certo dire che The Winter Soldier sia un film serioso o impostato alla Nolan, tutt’altro; non mancano anzi i momenti di alleggerimento e qualche allusione romantica, ma una volta tanto essi non sono a discapito della credibilità dei personaggi e dell’integrità della narrazione. The Winter Soldier riesce così ad essere divertente senza mostrare i suoi protagonisti in mutande o ubriachi, senza far aspettare la metro all’eroe nello scontro finale o insistere sulle flatulenze del supposto villain. Anzi, l’acqua della vita del film sono proprio loro, Chris Evans e Scarlett Johansson, che finalmente portano sullo schermo una coppia di eroi dalla chimica perfetta, tra romanticismo non detto e ironia da buddy movie. Ed ecco così arrivare al punto di maggior pregio di The Winter Soldier: non tanto la storia complessa o le splendide coreografie d’azione (a volte da puro thriller urbano), non l’ottimo e spietato villain (a dire il vero un poco sacrificato nella grande quantità di materiale, ma il tutto è solo rimandato al terzo capitolo) quanto lui, Cap, che finalmente trova un’incarnazione all’altezza della sua tradizione fumettistica.

Da una conoscenza superficiale del personaggio si potrebbe pensare che Captain America sia uno degli eroi più fiacchi nella schiera dei Vendicatori, appiattito dal carico di patriottismo di cui si farebbe inevitabilmente carico. Chi ha letto le avventure di Steve Rogers invece sa bene come egli abbia avuto con l’establishment governativo un rapporto a dir poco travagliato, di certo non determinato da cieche adesioni a crociate nazionalistiche. Rogers ha anzi rappresentato spesso quella parte dell’America alla costante ricerca di un dialogo con la sua identità più genuina e autentica, quel sogno americano che trova così raramente un riscontro con la realtà. Se deve essere indiscriminatamente dalla parte di qualcuno Cap lo sarà da quella dei soldati, dei reduci, ma di certo non della bandiera, che in certi momenti è arrivato anche a rinnegare in nome dei più alti valori che un tempo essa rappresentava ma che ora ha troppo spesso perso di mira. Ben altro ci sarebbe da dire su cinquanta e più anni di storie, ma basterà questo per capire come l’interpretazione data sullo schermo sia stata soltanto un flebile riflesso del personaggio cartaceo, almeno fino ad ora. Di certo in The Winter Soldier non trovano posto le battaglie più impegnate e i dubbi laceranti affrontati dal Cap cartaceo, ma la cornice spionistica dello S.H.I.E.L.D. offre comunque l’occasione per porre il personaggio di fronte dilemmi etici di non poco conto e spessore. Ma soprattutto finalmente Cap agisce, perché è nell’azione e nella sua pianificazione che un vero Capitano trova e palesa sé stesso. The Winter Soldier è un ottimo film (anche) perché fa un uso molto intelligente delle scene d’azione, sfruttate per portare avanti la storia e illustrare il personaggio finalmente con la compiutezza che merita, complice anche l’impegno profuso da un Chris Evans finalmente in parte. Insomma, se non si fosse capito, in attesa de Guardians of the Galaxy di James Gunn e soprattutto dell’Ant-Man di Edgar Wright, Captain America: The Winter Soldier è il miglior marvel movie che potremmo desiderare.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 17/08/2014

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