Il più radicale e politico film di Tarantino, immagine-mondo che nasce in 70mm e diventa metafora scoperta di un paese mercificato, scisso, inesorabilmente fondato sulla finzione e la violenza.
Il capolavoro di László Nemes rappresenta mirabilmente le vittime della Shoah come le immagini mancate ai margini dell'inquadratura, ripensando il linguaggio come dialogo straziante tra testi e vuoti
In un cinema inteso anzitutto come perfomance personale, Iñárritu va alla fine del mondo per cercare la Natura, Dio e il cuore avido degli uomini ma quello che trova è soltanto sé stesso
Al di là della trama barocca ma disciolta in un romanzo epistolare tutto digitale, Giuseppe Tornatore allestisce un melò pleonastico e carico di amorosi non-sense.