Distribuito da Netflix, l’esordio della regista cinese Rene Liu è il racconto dolce e malinconico di due giovani che si rituffano nel passato per rivivere i ricordi della loro storia d’amore e ritrovare un più autentico senso di sé.
Bi Gan è il nuovo talento del cinema cinese contemporaneo, e quest’opera seconda sospesa tra genere, espressione estetica e riflessione metalinguistica sul dispositivo lo conferma pienamente.
Un cinema in cui la vita semplicemente accade, un racconto di educazione sentimentale che riflette sull'identità e gli affetti attraverso ricorsi melò controllati e maturi.
L'omaggio, la sfida, la critica e il remake del film più importante della storia giapponese: Yoji Yamada si confronta con il maestro Yasujiro Ozu, e in "Tokyo Family" racconta i sessant'anni trascorsi dal primo "Viaggio a Tokyo".
Proseguendo nel solco della lezione di Ozu, Yamada chiude la sua trilogia sulla decadenza dei samurai concentrandosi sull’essenzialità della loro condizione umana.
Cinema di possessione schizofrenica, infestato di storie, volti e corpi tutti da raccontare, il film di Spike Lee per Netflix è sbilanciato e prolisso, ma è un ritratto importante di una legione inascoltata che non possiamo ignorare.
Vincitore del Platform Prize a Toronto e distribuito da Netflix, il film del malesiano Wi Ding Ho è un racconto a ritroso dove il senso della perdita riecheggia nelle tre fasi della vita di un uomo: storia in tre episodi dove ogni incontro è già un abbraccio spezzato.
Orgogliosamente ambizioso, manifestamente tarkovskiano, l’esordio del cinese Bi Gan è una fluttuazione cinematografica onirica e vertiginosa che segna la nascita di un autore.