We Are Still Here

Sulla scia del nuovo cinema horror indipendente americano, a metà strada tra Larry Fessenden e Ti West, We Are Still Here riesce a farsi breccia nel cuore degli appassionati.

Se si vuole guardare al genere nella maniera più completa possibile, non si può sottovalutare quel piccolo fenomeno che è stato (ed è ancora) il nuovo horror indipendente americano; e se si parla di questo, non si può non affrontare la figura del suo guru indiscusso, Larry Fessenden. Newyorkese, classe 1963, Fessenden comincia a far parlare di sé negli anni Novanta, quando nei festival specializzati compaiono i suoi primi lungometraggi: No Telling (1991, conosciuto in Italia come La sindrome di Frankenstein), Habit (1995), Wendigo (2001) e The Last Winter (2006) rimangono ad oggi i suoi titoli più noti agli appassionati, il risultato di un cinema orgogliosamente indipendente che non ha bisogno di grandi budget per esprimere al meglio le proprie idee. E di idee Fessenden ne ha sempre avute diverse, svolgendo più ruoli contemporaneamente: non soltanto regista, ma anche sceneggiatore, produttore e interprete, in film suoi o altrui. La sua factory (se così possiamo definirla) ha contribuito a gettare le basi del cinema horror americano del nuovo millennio, producendo film come il bel Zombie Honeymoon e, soprattutto, patrocinando la carriera di uno dei più talentuosi e promettenti giovani del settore, quel Ti West autore – tra le altre cose - degli ottimi The House of the Devil e Cabin Fever 2. E ancora: Adam Wingard (You’re Next), Jim Mickle (Stake Land) e, incredibilmente fuori dal genere, l’ottima Kelly Reichardt (Wendy and Lucy, Night Moves); insomma, un personaggio decisamente da non sottovalutare, che oggi ritroviamo coinvolto in veste di attore anche in questo curioso We Are Still Here, scritto e diretto dall’esordiente Ted Geoghegan, già sceneggiatore per Andreas Schnaas di Demonium e Nikos the Impaler. Negli ultimi mesi se ne è fatto un gran parlare, almeno negli ambienti specializzati, promuovendolo come un film in grado di recuperare quelle atmosfere tipiche di un certo cinema anni Settanta e Ottanta, e in particolar modo quelle di Lucio Fulci. Caratteristiche, queste, che associate alla presenza di Fessenden hanno fatto pensare subito a certe opere di Ti West (infatti i produttori sono gli stessi di The House of the Devil e The Innkeepers), creando grandi aspettative in tutti gli appassionati. We Are Still Here racconta di una coppia matura che si trasferisce dalla città alla provincia, nel tentativo di ricominciare a vivere dopo la tragica perdita dell’unico figlio, morto in un incidente stradale; come da copione, la loro nuova casa sembra essere già abitata da spiriti, i quali però non sono quello che sembrano, e l’arrivo di una coppia di amici hippie e sensitivi contribuirà a sconvolgere gli equilibri. Cosa pensare di una pellicola che comincia come The Changeling e finisce come E tu vivrai nel terrore… L’aldilà? Il bellissimo film di Peter Medak sembra ormai destinato a essere omaggiato (o saccheggiato) ogni qualvolta si palesi un maniero infestato, a dimostrazione della sua intoccabile statura di cult: in questo caso Geoghegan se ne ricorda soprattutto per quanto concerne la dimensione del lutto (ricordate il personaggio interpretato da George C. Scott?), lavorando molto sulla componente intima della vicenda e costruendo il ritmo del suo film un poco alla volta, lasciando che lo spettatore desideroso di effetti splatter e scene madri trovi pane per i propri denti solamente nella seconda metà. Come in Ti West, il riferimento a un cinema d’altri tempi si sposa con una povertà di mezzi ricercata e voluta, lasciando l’orrore fuori campo (almeno fino a un certo punto…) e riflettendo sul passato – quindi sulla Storia del proprio paese – come origine di un male assoluto e innominabile: lo spiegone viene riservato ai titoli di coda, mentre per tutta la durata del film si disseminano tanti indizi e poche certezze. Se Fessenden ha fatto scuola, questo lo si ritrova nell’inseguire un’idea di cinema dell’orrore basato prevalentemente sull’atmosfera, in aperta sfida alla scarsità di mezzi: la messa in scena di Geoghegan è ancora acerba, e ovviamente un Ti West – ad esempio - non avrebbe mai concesso una simile deriva “mistica” a un suo film; eppure, in un’ottica esclusivamente di genere, We Are Still Here è generoso di idee e di sorprese, al punto da farsi perdonare le incertezze e una certa qual confusione generale di intenti (che lo porta ad abbandonare per strada alcuni stimoli interessanti e non banali). Tra le curiosità del cast, oltre a Fessenden, impossibile non citare la presenza di una ritrovata Lisa Marie (scomparsa dalle scene dopo la rottura con Tim Burton) e l’ex scream queen Barbara Crampton.

Autore: Giacomo Calzoni
Pubblicato il 15/06/2015

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