Ugly and Blind
Il promettente Tom Lass affronta con sensibile maturità il tema delle inquietudini giovanili in un’opera premiata dalla stampa cinematografica al festival di Monaco.

Ferdi ha un disturbo dismorfofobico che gli rende la vita impossibile. Pensa, insomma, di essere brutto a tal punto che nessuna donna potrà mai desiderarlo e che il mondo non potrà che riservargli sguardi di derisione e sofferenza. L’eccessiva preoccupazione per la propria immagine corporea lo rende incapace di intessere relazioni sociali e sessuali e ciò non fa che esacerbare il senso di alienazione e di distanza, in un circolo vizioso che lo porta alla deriva esistenziale e ad ideazioni suicide.
Nelle sequenze con cui Tom Lass introduce lo spettatore al suo Ugly and Blind, vediamo Ferdi vagare nei boschi, perso in un disagio che nulla ha delle romantiche fughe “controculturali” di thoureauniana memoria. La sua solitudine non è infatti ricerca attiva di un rapporto intimo con la natura e con se stesso, non c’è alcuna introversione poetica o anelito spirituale. Al contrario, Ferdi cerca un contatto disperato con gli altri, con il sesso femminile in particolare, ma è troppo insicuro e atterrito per riuscire ad instaurarlo. L’occasione arriva nel momento peggiore, quando Jona (Naomi Achternbusch, davvero strepitosa), una ragazza in fuga dalla madre che si finge cieca per poter vivere a buon mercato in un appartamento aderente ai programmi di edilizia residenziale pubblica tedesca, riesce astutamente a distoglierlo da cattivi propositi e si invaghisce della tenerezza di lui.
Convinto di non essere visto – e quindi giudicato – Ferdi, che nel frattempo fa progressi con la propria terapista in regime di supportive housing (e quanto è bello vedere il disagio psichico affrontato in maniera così matura e umana dal welfare dei servizi socio-sanitari) si abbandona, pian piano, all’amore. Serbando l’espediente della finta cecità, Jona gli insegna ad abbassare le difese, a fidarsi, ad amare. L’imbarazzo del corpo cede. Il sesso, coronamento di un processo di emancipazione da fobie ed evitamenti, diventa finalmente possibile, godibile persino, nel suo essere estasi dei sensi, liquefazione nell’altro, dimenticanza dell’io ferito.
Il miracolo di Ugly and Blind, vincitore del premio Fipresci all’ultimo Film Festival di Monaco, sta nel bilanciamento che riesce a mantenere, per tutta la sua durata, tra il dramma dello smarrimento e delle inquietudini giovanili, vero tema del film, e la fiducia nella possibilità di un loro felice superamento. Lo sguardo di Tom Lass, che oltre a scrivere e dirigere sceglie non a caso di interpretare il ruolo del protagonista maschile, è quello di qualcuno che ha vissuto in prima persona le angosce che descrive ed è riuscito a colmare con profonda sensibilità i solchi scavati da quelle sensazioni di inadeguatezza, di incompletezza che tutte le anime fragili provano nel corso della vita. Di ogni spettatore fa un potenziale outsider; rincuorandolo, sussurrandogli che – per dirla con i Radiohead di Pyramid Song – «non c’è nulla da temere e nulla di cui dubitare».
A sorreggere il tutto ci sono una scrittura solida ed efficace e una regia trascinante (i flashback ad alto tasso musicale, come trailer, sono in tal senso mirabili) e mai distaccata, altera. Ma su tutto il resto svettano le interpretazioni, davvero esemplari, del duo principale. Del resto, Tom Lass, che lavora spesso in tandem con il fratello Jacob, viene da una grande esperienza nella recitazione e sa come rendere proficuo il talento di giovani attori come Naomi Achternbusch, classe 1994. Il suo metodo di lavoro non prevede ripetizioni, ogni ripresa è unica, si gira finché si è fruttuosi, senza tabelle orarie controproducenti. Di pari passo la struttura drammaturgica non è mai rigida e chiusa ma si mantiene aperta all’influenza della realtà, all’improvvisazione e all’ispirazione del momento.
Ne conseguono freschezza, vitalità e universalità che fanno di questo terzo lungometraggio del promettente regista tedesco un piccolo gioiellino che meriterebbe ben più visibilità di quella garantita dalla distribuzione nel mercato domestico.