Pinuccio Lovero – Yes I Can

Ma si dice “loculi” o “oculi”?

- Oculi.

Diciamoci la verità: molti di noi, uscendo dalle sale dopo aver visionato Il paese delle spose infelici, se lo saranno chiesti: dove si sarà perso il regista Pippo Mezzapesa? Cosa ne è stato delle bellezze umane raccontate in Come a Cassano ma soprattutto in Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate? Gli interrogativi erano fondati, per un regista che sulla goliardia di grandi personaggi pugliesi era riuscito a focalizzare felicemente la sua attenzione, restituendo degli affreschi vividi di un’umanità che merita di essere raccontata. Ma poco male, perché dismessi i panni finzionali della sua precedente opera Mezzapesa non solo torna al documentario, ma ritorna addirittura sul suo luogo del crimine, lì dove tutto – allegramente – iniziò. Difatti ai più attenti non sarà sfuggito il titolo della sua ultima opera Pinuccio Lovero – Yes I Can, che riporta in calce nome e cognome del noto becchino di Bitonto, provincia di Bari, meraviglioso protagonista del precedente lavoro di Mezzapesa del 2008. E Mezzapesa ha visto giusto e soprattutto si è dimostrato molto consapevole: di personaggi come Pinuccio non se ne incontrano tutti i giorni e tornare a seguire le sue gesta era un’opzione da non poter scartare con sufficienza. Tutto stava però nel trovare un pretesto valido. Dell’umanità di Pinuccio, con la sua genuinità, religiosità, comicità e scanzonatezza il regista ne aveva già parlato. Ma la giustificazione per ritornare a Bitonto la offre lo stesso Lovero: si sta candidando con Sinistra Ecologia e Libertà alle comunali del suo paese. C’è tutta una campagna elettorale da fare, di tono squisitamente cimiteriale, e una simile opportunità Mezzapesa non può lasciarsela scappare.

Detto fatto, l’esito è questo Pinuccio Lovero – Yes I Can, tragicomico diario del becchino di Bitonto, che da quel lontano 2008 ne ha fatta di strada. Ha fatto comparsate TV, ora ha velleità attoriali, possiede tutta la rassegna stampa nazionale del documentario che l’ha portato agli onori delle cronache e sta per sposarsi con una donna incontrata grazie a Sogno di una morte di mezza estate. Lo scenario che si presenta davanti al regista è assai diverso da quello del becchino timoroso di Dio di anni fa. Ma Mezzapesa lavora abilmente con il protagonista, riuscendo più volte a limitare dei piaceri artefatti e finzionali verso i quali Pinuccio sembra voglia scadere. Disinnescati simili capricci (a volte accondiscesi, ma non si può pretendere troppo) il resto va da sé, totalmente trascinato da quella forza della natura che è Lovero. Personaggio assoluto che con candore non nasconde i suoi limiti intellettuali e anzi giocando con essi crea un vero e proprio terremoto d’ilarità, Pinuccio si farà accompagnare da Mezzapesa nei suoi preparativi del matrimonio e nella sua campagna elettorale. A quest’ultima soprattutto vanno ascritte le pagine più belle dell’opera: riunioni collegiali in cui il candidato crea il suo programma, sceglie slogan e foto per la campagna, gira per il paese con il carro funebre facendo propaganda. Riuscirà a farsi eleggere?

Pinuccio Lovero forse non è più – o non è del tutto – quel personaggio che amammo visceralmente in Sogno di una morte di mezza estate. La finzione, la malizia e il desiderio di celebrità hanno intaccato il candore che lo contraddistingueva e che lo rendeva così affascinante e comico. Ciononostante Pinuccio conserva in sé ancora ottime carte e il documentario di Mezzapesa ancora può contare su alcuni momenti, su alcuni assoli di Pinuccio di travolgente comicità e bellezza. E a Mezzapesa vanno i nostri ringraziamenti per averci regalato il bel personaggio che Pinuccio è, e per averlo fatto, così, due volte.

Autore: Emanuele Protano
Pubblicato il 18/08/2014

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