Il Piccolo Principe

Per la prima volta in assoluto e in concomitanza con il 70esimo anniversario Il Piccolo Principe approda sul grande schermo, in una versione animata diretta da Mark Osborne

Appena si dice Piccolo Principe è subito infanzia, con tanto di lunghi sospiri, recondite citazioni e disegni scolpiti ormai nella nostra memoria più antica e fanciullesca. Sopraggiunge l’immagine di noi che, ancora incerti nella lettura, sfogliamo quelle pagine con avida curiosità, desiderosi di sapere cosa succederà a quel giovane biondo che vola trasportato dagli uccelli. L’opera di Saint Antoine de Saint Exupéry è stata tradotta in oltre 250 lingue ed è, da sempre, un racconto sull’amicizia e sull’amore, una sincera riflessione sul senso della vita, l’infanzia e la difficoltà di diventare adulti. Per la prima volta in assoluto e in concomitanza con il 70esimo anniversario Il Piccolo Principe approda sul grande schermo, in una versione animata diretta da Mark Osborne, acclamato regista di Kung Fu Panda. Tutti conosciamo il racconto dell’aviatore che nel deserto incontra il Piccolo Principe, sovrano e unico abitante di un piccolissimo asteroide, minacciato dalla crescita ostile dei Baobab, amante dei tramonti e custode di una rosa vanitosa e bisognosa di cure. Provate invece ad immaginare il Piccolo Principe oltre l’ultima pagina del libro: come sarebbe oggi l’aviatore? Che fine avrà fatto il Piccolo Principe? Per far comprendere questa storia del secolo scorso ai bambini di oggi è stato necessario destrutturare la trama, prolungare i personaggi oltre quelle pagine per farli vivere in un mondo drammaticamente somigliante al nostro. La fantasia degli sceneggiatori ha immaginato nel loro futuro i protagonisti della storia e li ha inseriti in una trama avvincente e fantasiosa, sospesa fra mondi paralleli, in bilico tra la realtà e l’immaginazione, fra il racconto scritto e avventure nuove. Ma niente paura, i disegni bellissimi che accompagnavano la narrazione del nostro libro del cuore non sono stati minimamente modificati e mantengono piuttosto il loro tratto distintivo tipico. L’aviatore, invecchiato e malconcio, ha una nuova vicina di casa, una bambina molto matura e fin troppo concentrata a superare la prova di ammissione in una prestigiosa scuola. Nella solitudine delle giornate estive, l’amicizia fra i due vicini è arricchita dalle pagine del racconto originale del Piccolo Principe, scritto dall’aviatore stesso, che risvegliano la bambina ai colori e all’allegria del mondo. Le massime del libro si mischiano alla storia nuova ed attuale, i diversi registri rappresentativi regalano un’animazione elegante e lineare, dove le pagine del libro sembrano prendere vita e anima, in spazi sempre funzionali al racconto. Il mondo grigio e silenzioso della bambina si contrappone a quello colorato, vivace e melodioso dell’aviatore. Le pagine del libro sono in animazione in stop motion, mentre il mondo della bambina, grigio e asettico, è in animazione CGI. Lo scontro fra i registri crea quello scarto necessario per ricordarci che il racconto del Piccolo Principe è - e resta - un racconto senza età, che rimane custodito nella sua aurea di magia e leggenda. Il ritmo è incalzante scandito dalla colonna sonora e dalla frenesia dei tempi moderni. Più che il racconto del Piccolo Principe, il film è la storia del libro stesso, un elogio a quel libricino che con le sue massime e le sue venature poetiche è entrato a far parte della nostra cultura come una colonna portante della nostra formazione. Troviamo il disegno del cappello – o dell’elefante divorato dal boa? – il re che tutto governa e la volpe addomesticata. Accanto ai personaggi storici del racconto di Saint Exupéry, ne troviamo di nuovi, come la bambina degna co-protagonista, animo femminile in contrapposizione allo storico protagonista maschile. Un modo nuovo di presentarci questa storia che deforma il racconto senza perdere la delicatezza e la poesia. Grazie al lavoro attento ed equilibrato della sceneggiatrice Irene Brignull, Le Petit Prince si arricchisce di personaggi, azione e dinamismo, accentuando il messaggio che era in nuce alla storia: il gioiello prezioso incastonato fra le pagine di Saint Antoine de Saint Exupéry è stato lucidato, appena levigato per essere alla portata della contemporaneità.

Così le pagine del libro e la storia della bambina ci ricordano che crescere può essere una bellissima ed emozionante esperienza, che l’amicizia è in grado di oltrepassare qualsiasi differenza: ciò che conta è conservare il nostro autentico spirito fanciullesco, coltivare il bambino interiore, per non smettere di meravigliarci del mondo, delle stelle e dei tramonti. Quale modo migliore per iniziare il nuovo anno?

Autore: Shaila Risolo
Pubblicato il 28/12/2015

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