EROTIC THRILLS - Seduzione pericolosa

di Harold Becker

Al Pacino e Ellen Barkin in un neo-noir dalle forme differenti.

sea-of-love-recensione

[Questo articolo fa parte di uno speciale monografico dedicato alla figura eversiva, politica, erotica della femme fatale, nato dalla convinzione che «l’immagine, ancor più se sessuale, è sufficiente a creare una narrazione (dei generi, del pensiero, della cultura, del mercato)». L’immagine crea, e il cinema «fa ancora la differenza», nonostante tanta parte del contemporaneo sia volta oggi alla produzione di immagini-corpo depotenziate, depauperate, inviluppate di teoria e rivendicazione intellettuale desessualizzata. Incentrato sul neo-noir (dal revival postmoderno di Brivido caldo all’eccesso parodico di Sex Crimes), questo speciale nasce come risposta a tale condizione imperante e prende corpo da un testo specifico, Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo-noir, di Pier Maria Bocchi. A lui abbiamo chiesto un’introduzione, che potete trovare qui, in cui vengano tracciate le linee guida del nostro lavoro, per una riscoperta del potere eversivo del desiderio].

La New York notturna degli anni ‘80, con i suoi tombini fumanti, le luci al neon, le prostitute, gli strip club e quel brulicare insistente della metropoli insonne, è l’ingombrante sfondo perfetto di Seduzione pericolosa diretto da Harold Becker.
Il detective Frank Keller (Al Pacino), da 20 anni in servizio e ancora incapace di accettare il divorzio da sua moglie, è a capo di un’indagine che vede un misterioso serial killer adescare le vittime tramite annunci per cuori solitari e ucciderli con il sottofondo di Sea of Love di Phil Phillips (da cui il titolo originale). Insieme all’investigatore Sherman (John Goodman) decidono di attirare a cena, grazie agli annunci sul giornale, alcune donne in cerca di appuntamenti e rintracciare, attraverso quel gioco, il misterioso serial killer. Nel susseguirsi degli incontri, non privi di beffarda ironia e situazioni imbarazzanti, Keller viene colpito da Helen Cruger, indimenticabile Ellen Barkin in giubbottino di pelle rosso, fatale solo dallo sguardo, che conquista subito Frank e lo coinvolge in una passionale relazione.

Caotico, perverso e letale, Seduzione pericolosa gioca con tutte le regole del genere: il duro e sofferente investigatore, la città tentatrice e la femme fatale apparentemente pericolosa. Il film di Becker insinua nello spettatore il sospetto che di pari passo adombra la mente di Keller: è proprio Helen l’assassina? Come possiamo (noi e il protagonista) smettere di essere così affascinati da questa donna? Il film di Becker, prima del più paradigmatico neo-noir Basic Instinct, procede in un andirivieni di indizi che ci portano a sospettare la colpevolezza della bionda letale. In realtà il personaggio interpretato da Berkin, già icona di fascino e pericolo in Johnny il bello di Walter Hill o in The Big Easy di Jim McBride, è molto più complesso e stratificato: Helen è una mamma single che vive in un piccolo appartamento insieme all’anziana madre, non è una privilegiata, non ha sposato nessun uomo ricco da uccidere per soldi. Vive nella reaganiana società legata alla famiglia, all’essere performanti nella New York di Wall Street e dei lupi della finanza, è una donna più libera e meno vincolata delle tante donne fatali del vecchio e del nuovo noir e vive la sua sessualità senza tabù. E poi si innamora. Si innamora non per raggirare, fregare o usurpare, ma per caso, per desiderio.

Seduzione pericolosa così, da un lato utilizza alcuni delle tecniche narrative tipiche della detective story e del thriller, procedendo con una serie di dubbi e false piste che tengono con il fiato sospeso, ci ammaliano e ci rendono partecipi al cento per cento dell’investigazione. Dall’altro è una sinfonia metropolitana che semplicemente racconta l’incontro e il desiderio di due personaggi fuori dalle regole imposte da una società profondamente tradizionalista come quella degli anni ‘80. La detective story è solo il percorso e soprattutto il pretesto, come da sempre nel genere noir o crime, verso la rivelazione delle zone d’ombra del protagonista-detective. Nel caso del film di Becker, Al Pacino non viene perciò solo risucchiato nella spirale di un mondo sotterraneo della criminalità più oscura, non come accade ai vari Marlowe o a Walter Neff o a Jeffrey Beaumont, che ne rimangono vittime. Il percorso del detective Frank Keller è totalmente opposto al canone: il giallo e la donna fatale qui lo portano proprio a una riemersione, da una vita insoddisfacente e solitaria, all’incontro con la sessualità viva, il calore di un amore rumoroso e imperfetto ma totalmente privo di doppi o tripli giochi. La città, ancora una volta, è il ventre che accoglie i personaggi, ora spietata, ora amorevole. Becker ce la mostra sempre di notte - come una storia di omicidi richiede - ma nel finale in cui la coppia si allontana, è illuminata a giorno e, anche se caos e brusio non svaniscono, i personaggi sono avvolti da una nuova gradazione.

Autore: Andreina Di Sanzo
Pubblicato il 28/04/2021
USA 1989
Regia: Harold Becker
Durata: 112 minuti

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