Intervista a Daniela Masciale e Raffaele Rago

I registi di "Segretarie. Una vita per il cinema" sono stati intervistati nell'ambito del workshop “Buona la prima!” promosso dal circolo Arci "Kirikù" di Bitonto (Ba), rivolto agli studenti delle scuole superiori. L'intervista è a cura di Giuseppe Castellaneta.

Segretarie, una vita per il cinema - di Daniela Masciale e Raffaele Rago

Daniela Masciale è creative ed executive producer, nonchè docente alla Scuola di Cinema di Ostana. Con il  documentarista Raffaele Rago ha firmato a quattro mani la sua opera prima Segretarie. Una vita per il cinema, racconto della carriera di sei segretarie, collaboratrici di celebri registi e produttori italiani, quali furono per esempio Paola Quagliero per Franco Cristaldi e  Fiammetta Profili per Federico Fellini.


L’idea di questo documentario nasce dalla necesità di sottolineare l’importanza di un lavoro che spesso viene considerato subalterno, o dallo stupore che hanno suscitato in voi le storie di queste segretarie?

 R. R. - L’idea era questa, ci siamo chiesti se queste signore, che hanno fatto il grande cinema italiano, negli anni 50 e 60,  non avessero nessun obbiettivo che mirasse ad arrivare sotto i riflettori o se magari erano già felici con il ruolo che ricoprivano, che non definirei all’ombra di queste personalità, bensì al fianco, aiutandoli a raggiungere i loro successi. Nel documentario una di loro dirà 'è meglio che ci sia una figura femminile come confidente, perché aiuta meglio a lavorare nel settore'. Il cinema italiano, più di tutti è sempre stato maschilista, la preponderanza maschile è sicuramente molto alta, loro stesse erano stupite di entrare nelle sale riunioni e vedere che erano le uniche donne, oggi vediamo la stessa cosa, nei luoghi di potere, o magari nei luoghi tecnici. Tempo fa, mentre lavoravo per una grossa trasmissione televisiva RAI, il fonico era donna, l’unica figura femminile tecnica. Per un problema di salute, all’ultimo minuto, rimase a casa creando panico per trovare un sostituto, e nel mentre la battuta tra gli uomini era 'ecco dicevamo che non bisogna prendere le donne per i lavori tecnici'. Quindi con questo documentario ci siamo divertiti a mostrare queste 'pioniere' del lavoro.

Qual è la sua esperienza personale, avendo ricoperto il ruolo di segretaria di Giuseppe Tornatore? Rispecchia ancora ciò che è presente nel documentario?

D. M. - Il documentario muove sostanzialmente da questo, io e Raffaele in quel periodo eravamo a Bologna con amici documentaristi e mi si chiese il motivo per cui avessi lasciato dopo due anni il posto come assistente personale di Giuseppe Tornatore, il grande regista italiano. Volevo seguire in autonomia i progetti, mettermi in prima linea, lavorare come producer, avere la mia carriera, insomma volevo lavorare in modo attivo su un progetto, questo mi ha portato a questa scelta; da lì nacque tutto, sono entrata nel cinema romano…non è cosi facile entrarci, soprattutto se vieni dalla provincia, io non ho nessuno in famiglia che ha fatto questo percorso, ho dovuto pian piano muovere i miei passi. Il pensiero è quindi giunto a loro che hanno fatto le segretarie per tutta la vita, con grande gioia e soddisfazione.

Restando nel contesto di cinema scritto e prodotto da donne, il cinema al femminile deve essere anche femminista, o possono essere scindibili i due aspetti?

 D. M. - Assolutamente no. Katherine Bigelow è una grandissima regista ma penso non ci sia nulla di più maschile della sua regia e io l’apprezzo molto, anche la nostra Alice Rohrwacher ha una sensibilità femminile, ma non penso rappresenti tematiche femministe, la politica è una cosa l’arte è un'altra, se si riesce a dire qualcosa di interessante in modo politico, ben venga, ma il racconto è quello che conta, e si può trattare anche di una storia molto semplice, umana, ovviamente il punto di vista fa la differenza.

Come spiega l’incoerenza tra le politiche di pari opportunità e le statistiche che riportano che le donne sono ancora una minoranza nel settore audio visivo? 

D. M. - Penso che si stia facendo molto in questi ultimi anni, soprattutto dopo ciò che è accaduto. C’è stato una forte eco del discorso sugli abusi, prima negli Stati Uniti poi in Europa, sino in Italia; anche il fenomeno di 'Wage gap', quindi la differenza di salari tra attori e attrici. Si è iniziato molto a parlare anche della mancata rappresentanza di registe donne, se ne sta parlando molto, ci sono anche delle associazioni internazionali che si muovono in questo senso. Penso quindi che si stia facendo qualcosa, il percorso è lungo, consideriamo tutte le conquiste, a partire dal divorzio, l’aborto, le conquiste a livello professionale. C'è stato un tempo in cui le donne non avevano neanche la possibilità di essere studentesse, oppure potevano acculturarsi privatamente solo al fine di acquisire un profilo alto e visibile alla società, per bella figura del proprio compagno. Quindi non si è mai smesso di fare molto.

Autore: Giuseppe Caste…
Pubblicato il 08/04/2019

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