In difesa di una visione del cinema (e quindi del mondo, direbbe Truffaut) mai come oggi preziosa e necessaria, che rifiuta qualsiasi compromesso offrendosi con generosità agli occhi degli spettatori.
Il film di Ferrara ci racconta per schegge e frammenti Pasolini e il suo lascito ereditario. E lo uccide sì una seconda volta, ma per amore. Perché “i maestri vanno mangiati in salsa piccante”.
L’uomo è un incrocio di sguardi, e Kore'eda non fa altro che raccontare l’altro da sé, la fame di punti di riferimento da parte dell’identità sotto scacco.
Irritante a tratti, ipnotico e visionario in altri, Noah è un carme in morte del cinema epico che ancora si considerava classico e che, oggi, possiamo solo contemplare da lontano, con giocoso scetticismo