Babyteeth

di Shannon Murphy

L'esordio dell'australiana Shannon Murphy prende di petto un tema abusato e rischioso e lo rivitalizza con grazia, onestà e grande controllo dei toni narrativi.

babyteeth - recensione film

Un topos del racconto famigliare è il momento, necessario e a volte improrogabile, in cui i genitori accettano di mettersi da parte nella vita dei loro figli e di lasciare che questi trovino da soli la loro strada. È il controcampo del più classico dei coming of age, la vecchia generazione che compie un passo indietro, limitandosi tutt’al più al ruolo di guida, mentre la nuova impara a fare i propri conti con la vita. Babyteeth, brillante esordio al cinema di Shannon Murphy, è una commedia agrodolce e romantica in cui i genitori della protagonista, l’adolescente Milla malata terminale, si trovano nella posizione uguale e contraria a quella appena descritta. In questo caso la sfida non è quella di lasciare la propria figlia alla vita ma alla morte, accettando che la ragazza possa condividere quel momento limite con qualcuno che ama diverso da loro. Ovvero il giovane adulto borderline Moses, tossicodipendente fuggito di casa che si scopre, e via via accetta di essere, il custode della morte di Milla, essendo stato scelto come ultimo compagno e testimone. In questo senso Babyteeth non è tanto il racconto di una malattia – Milla è certamente terrorizzata ma altrettanto forte e decisa, mentre gli aspetti più clinici vengono tenuti fuori campo – quanto della sfida che i genitori Henry e Anna (gli ottimi Ben Mendelsohn ed Essie Davis) si trovano ad affrontare, incapaci come sono nelle loro evidenti difficoltà ad affiancare la figlia nel processo di accettazione della morte. Moses invece, da sempre abituato a esperienze limite, riesce con le sue contraddizioni e sofferenze a dare alla ragazza quello di cui ha bisogno, un amore che sia onnicomprensivo e comunque consapevole della fine. E alla fine della parabola di Milla sarà lui il lascito che la ragazza dona ai genitori, un nuovo figlio da accudire e di cui prendersi cura, affinché quel vuoto rimasto dietro di lei non diventi un buco nero distruttivo e fatale.

Tratto dall’omonimo testo teatrale di Rita Kalnejais, che adatta l’opera in sede di sceneggiatura, Babyteeth è un film di sorprendente delicatezza ed equilibrio, un esempio di come si possano raccontare storie viste e riviste, e dal forte rischio melodrammatico, senza indulgere nella gratuità ricattatoria o nella soluzione più facile. Il film di Murphy ricorda in questo senso la bellezza di Restless e la sua storia d’amore tra Enoch e Annabelle, materia simile e altrettanto pericolosa gestita però con grazia da Van Sant; rispetto a quello, Babyteeth intercetta più momenti tipici della love story adolescenziale ma mantiene comunque un grande controllo sui toni e le emozioni del racconto, che nella sua classicità non si risparmia diverse soluzioni narrative decisamente fuori dai canoni e funzionali ad approfondire in modo non banale i personaggi, soprattutto quelli dei genitori. Vengono così lasciati fuori campo tanti elementi superflui e inutilmente esplicativi, mentre si dà ampio spazio alla non-convenzionalità delle soluzioni adottate da Henry e Anna per gestire una soluzione terribile e dare alla figlia Milla tutta la felicità che può ricavare. Certo, quest’approccio porta con sé un paio di stonature evidenti, ma nell’insieme Babyteeth è un film solido e onesto, vicino ai suoi personaggi e capace di commuovere, coinvolgere ed emozionare senza apparire furbo e manipolatorio, riportando a verità uno dei temi più abusati e appiattiti dal teen movie di questi ultimi anni.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 06/09/2019
Australia 2019
Durata: 120 minuti

Articoli correlati

Ultimi della categoria