Via Selmi 72 - Cinemastation

Posso annà da bloccbasster io?

Porzioni di spazio chiuse. Delimitate.

Porzioni di spazio che diventano un tavolo, una pagina, una linea.

Porzioni di spazio che diventano paesi, città, strade.

Un quartiere di una città può essere definito una porzione di spazio.

Un quartiere di Roma è soprattutto una porzione di spazio. Chiusa, delimitata. E gli abitanti dei quartieri di Roma si muovono come atomi all’interno del loro quartiere.

Il quartiere di Ponte Mammolo è – per l’appunto – una porzione di spazio ben definita. E’ uno spazio preciso, ai margini della città, con le sue leggi e i suoi abitanti. Ponte Mammolo è una borgata, una di quelle storiche, sorte all’inizio del ventennio fascista, create con lo scopo di confinare lontano dal centro della città eterna i poveracci, i peones che poco si addicevano ai fasti nel rinato Impero.

A Ponte Mammolo tra il fiume Aniene e il carcere di Rebibbia c’è via Francesco Selmi, chimico. E in questa strada, al civico 72 per l’esattezza, dal 2000 al 2006 Angelo gestiva la sua Cinemastation, una videoteca atipica. Come in ogni borgata che si rispetti le persone non hanno un nome e un cognome, bensì un soprannome, sicché Angelo è il filmista o anche il samoano. E poi c’è il gals, Fabrizione, er befera, il pizzini, il profeta, sponsorman, il moro, flabbio, l’unica donna, eccetera eccetera. Cinemastation ora è chiusa, per oscuri motivi, oscuri anche ad Angelo.

A distanza di due anni, Angelo ritorna al civico 72 di Via Selmi, ora c’è un salone di bellezza.

Angelo, è un dude, è un Lebowski che si aggira per le strade di Ponte Mammolo.

Angelo e il suo impermiabile. Angelo e le bottiglie di whisky.

Angelo e le sue facce strane, comiche. Angelo e il suo imitare i film polizieschi.

Angelo è the dude di Ponte Mammolo.

Incontra persone, amici, che hanno letteralmente vissuto nella sua videoteca.

Anche lui ci ha dormito spesso.

Cinemastation, l’unica videoteca aperta dalle 11 alle 11 del giorno dopo, alle 11 del giorno dopo ancora…

Cinemastation, e 35 metri quadri lerci, un tugurio, pieno di film, di videocassette, un divanetto, e un bancone colmo di mozziconi di sigarette, carte, e bottiglie di whisky.

Cinemastation era – diciamo – un’isola felice. Uno spazio metafisico, dove la gente entrava per noleggiare un film che spesso non pagava. E ci rimaneva delle ore. A parlare con il filmista, a farsi consigliare, a bere, a fumare qualsiasi cosa, e vedere film.

Uno spazio di aggregazione non convenzionale, certo innaturale quanto casuale.

Persone che per strada si sarebbero accoltellate attraversando l’entrata del civico 72 dimenticavano qualsiasi cosa appartenesse alla loro vita fuori da quel luogo. E si trovavano a parlare, a discutere, di film, di cinema, di Proust, di Céline…

Questa stazione, questo confine era un contenitore fuori schema, che espletava una sua funzione didattico-pedagogica lontana da qualsiasi teoria o convenzione. Dentro qualsiasi cosa che potesse essere indipendente, strana, spazzatura, autoriale. Fuori il cinema commerciale, la società dei consumi. E il canale dell’opulenza mero mezzo per conoscere nuovi mondi, o semplicemente soddisfare le proprie voglie voyeuristiche, da Robot Holocaust a Grazie Padre Pio.

Ponte Mammolo è una borgata, è un ghetto. Ci ha vissuto anche Pasolini, almeno fino agli anni del boom, fino agli anni di quella omologazione che…

Facce diverse, storie diverse.

Negli zigomi alti e scavati di uno dei frequentatori ritroviamo delle somiglianze con Citti, con la borgata raccontata dall’intellettuale Pasolini. Ma se proprio la figura dell’intellettuale è asservita ad una logica di potere, di dottrina, d’ideologia, Angelo – invece – è lontano da tutto questo.

Angelo è un apriscatole, è un solleccitatore al nuovo, al diverso, all’emarginato.

Limine, confini. In via Selmi 72 siamo ai margini, ai confini (forse) della realtà.

E’ un ambiente variopinto. Un mondo a sé stante. Un mondo, una porzione di mondo, una borgata che vive delle sue regole. Regole non scritte. Regole desunte, istinti animali più che codice cavalleresco.

Via Selmi 72 è un paradiso troppo bello per continuare. Per resistere più che esistere. Notti passate alla luce delle candele. Notti passate a bere, e a vivere. Perché se la vita è l’arte dell’incontro… Cinemastation era gli Uffizi di tutto questo.

Via Selmi 72 e un paradiso troppo bello per continuare.

Con le sue notti passate alla luce delle candele. Con le sue notti passate a bere. E a vivere.

Tutto questo è Via Selmi 72 – Cinemastation, un gran bel western diretto da Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace e Mauro Diciocia.

Autore: Tonino Samueli
Pubblicato il 13/08/2014

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