Piuma

Inno alla leggerezza come risposta alla paura, in un film che unisce la semplicità ad un grande amore per i propri personaggi

Cos’è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta se non una serie di prime volte, una dopo l’altra, tappe singole e collettive che come riti d’iniziazione scandiscono lo scorrere del tempo. Capita però che la vita queste prime volte le mescoli a nostra insaputa, le giri e le rigiri come un manolesta delle tre carte, e quando sicuri andiamo a pescare il nostro asso di cuori ecco che ci ritroviamo in mano qualcosa di completamente diverso. E’ questo che capita a Ferro e Cate, studenti romani appena diciottenni in procinto di diplomarsi e poi via, interrail, università e tante altre prime volte, che vedono la loro vita rivoluzionarsi da un giorno all’altro. Dal mazzo infatti è uscita lei, Piuma, una bambina in arrivo in un paese in cui la paura per il futuro è diventata la nuova frase fatta tra le mezze stagioni che non ci sono più e i politici che sono tutti corrotti. E adesso, che si fa?

Da sempre il cinema di Roan Johnson (classe 74, tre film all’attivo e due stagioni del successo Sky I delitti del BarLume) ruota attorno ai momenti di passaggio della vita, agli scarti tra un prima e dopo e a tutte le difficoltà che questi comportano. In particolare Piuma è il film che più apertamente si muove all’interno del genere comico per affrontare il tema della paura, di quell’ansia per il domani che Johnson, come tanti, avrà vissuto anzitutto sulla sua pelle, e che rivive esorcizzandola nei suoi personaggi.

Per il regista pisano la migliore risposta si nasconde, omen nomen, nella leggerezza di una piuma, nella capacità di galleggiare sopra tutte le avversità proprio come cercano di fare Ferro e Cate, personaggi semplici e carichi di vita che assieme ritrovano ogni volta il coraggio e la volontà necessari a tuffarsi in quella che a tutti sembra una colossale "cazzata". Attorno a loro una galleria familiare di parenti sopra le righe figli del nuovo slancio che il cinema di Virzì ha dato anni fa alla commedia all’italiana: forti influssi regionali, macchiettismo contenuto, ottimo lavoro sui giovani attori e tanta umanità. Perché di Piuma si potrà dire che è un film piccolo e contenuto (del resto è esattamente quello che vuole essere) ma ad avercene di film con tanto cuore e amore per i propri personaggi, ad avercene di umiltà nel raccontare una storia piccola rivolta con divertente semplicità a quel target di adolescenti altrimenti in balia di imbonitori di ben altro calibro.

Il film di Roan Johnson allora arriva come aria fresca nel panorama del cinema popolare italiano, e di certo non per motivi rivoluzionari o autoriali. Si tratta, semplicemente, di un cinema caldo e trasparente che parla con cuore e onestà agli adolescenti di oggi; respingerlo per questo vorrebbe dire lasciare il racconto di questo pubblico nelle mani di gente come Fabio Volo, Moccia e l’ultimo Muccino. Piuttosto, ben venga la leggerezza di Roan Johnson.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 05/09/2016

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