Maneggiare con cura. Storia di un oggetto

Il proseguimento naturale del percorso intrapreso da Francesco Clerici nell'espressività tattile del patrimonio immateriale

Dalla storia di un’arte, di un processo artistico immateriale, al racconto dell’oggetto. Superfici zincate, protuberanze tubolari, diodi, condensatori, trasformatori, livelli di tensione dentro ad una forma fantascientifica. Il generatore Cockcroft-Walton sembra provenire da un’altra dimensione, sembra tornare nel presente da un ideale futuro, un moltiplicatore di tensione usato per alimentare accelleratori di particelle che continua ad esistere, e nella consapevolezza del proprio essere oggetto creato arresta l’oblio della dimenticanza, resistendo attraverso le immagini dentro alla storia. Il procedimento di narrazione cinematografica è tecnica così come il gesto che si traduce in operatività progettuale, modellazione palmare di un oggetto immaginato e poi realizzato. Il restauro è tecnica, è competenza, è procedura, è l’insieme nel tempo di gestualità precise e consapevoli operanti tramite utensili specifici. Procedimenti e percorsi, tragitti che portano alla riscoperta di un singolare macchinario dissepolto dal baratro della storia ed issato alla luce della galleria nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.

Francesco Clerici in Maneggiare con cura - Storia di un oggetto adotta uno sguardo antropologico su di un oggetto carico di storia orale. Il lento restauro manuale è meccanismo di scavo all’interno di una narrazione sull’oggetto che ci viene tramandata tramite i racconti degli scienziati che l’hanno utilizzato. Se ne Il gesto delle mani era il patrimonio artistico e artigianale ad essere collegato alla sapienza di una manualità che dal vuoto fa nascere l’opera, qui è l’indagine sul tempo, nel quale è iscritto l’oggetto, ad essere fonte di un nuovo tipo di restauro, legato non solo alla tecnica manuale usata per riportarlo all’originale vigore ma anche scandaglio nel ricordo dell’utilizzo e della funzione, e funzionalità, dell’oggetto stesso. Ad ogni intervento del restauro vero e proprio corrisponde un racconto, una nozione orale che apre al passato definendo un ponteggio strutturale in grado di collegare il passato al presente per mantenerne l’essenza, la definizione, la sua storia ed identità anche per le generazioni future. Un mantenimento di conoscenze, di ricordi e procedure scientifiche che conduce l’oggetto dissepolto, e restaurato, all’attenzione di una società che lo recupera concedendo fiato alla sua voce, immagini al suo sguardo, istantanee di un procedimento di restauro parallelo, orale ed antropologico quanto manuale ed oggettuale, operazioni necessarie entrambe per non indurlo a scomparire dentro ad un magazzino. Clerici prosegue nella sua tassonomia dell’oggetto (e del tempo) perduto, strada che si orienta verso il rispetto e valore necessario da preservare nei confronti del patrimonio immateriale.

Autore: Giorgio Sedona
Pubblicato il 02/02/2018

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