Dossier Joe Dante / 4 - Gremlins e Gremlins 2 - La nuova stirpe

Lights, Camera, Action(figures)! - Dalla parte dei Gremlins

A costo di attirare su di noi numerose antipatie crediamo sia il caso di cominciare stabilendo un distinguo che forse permetterà di strutturare, in maniera alternativa rispetto ad altri approcci, quest’analisi dei due film qui in esame: pur essendo senza dubbio un gioiello, Gremlins è un film con (la regia di) Joe Dante mentre Gremlins 2 - La nuova stirpe è un film completamente di Joe Dante.

Approfondiamo; il primo film dedicato alle malefiche creature firmato da Dante, scritto da Chris Columbus e con Spielberg in veste di produttore esecutivo, esce nel 1984: è un inaspettato successo di pubblico (costato 11 milioni di dollari ne incassa più di 150) e riceve anche un ottimo riscontro dal punto di vista critico, sopratutto in virtù del magico equilibrio tra horror e commedia che pervade tutto il film e che lo rende tutt’oggi un’opera "invecchiata bene".

Favola nera, pastiche citazionista, parabola sull’adolescenza e caustico anti-film di Natale: Gremlins è un distillato di numerosi temi e forme ricorrenti nel cinema hollywoodiano degli anni ’80, tanto inquadrabile all’interno di un modello interpretativo psicanalitico sostanzialmente freudiano (basato su concetti come l’inconscio e la rimozione, il complesso di Edipo e la scena primaria, il lavoro onirico) quanto figlio dell’eredità della New Hollywood e del binomio tra classicità e innovazione stilistica.

L’infanzia, l’adolescenza, la famiglia e le sue storture, la vita di provincia: sono sicuramente tra i temi più ricorrenti nella filmografia di Spielberg e in molti dei film da lui prodotti (basti pensare a prodotti come Poltergeist, Ritorno al Futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit? o i Goonies).

Gremlins non fa eccezione ed infatti vi ritroviamo il tema della disgregazione familiare, un mondo in cui gli adulti possono poco o addirittura sono d’impaccio e in cui spetta ai giovani risolvere la situazione. Come in E.T anche in Gremlins la creatura che da il via alla vicenda (il tenero mogwai Gizmo) è presentata al contempo come un bambino curioso, ma anche come un essere particolarmente consapevole dotato di una saggezza misteriosa e pre-simbolica, in grado di empatizzare con il protagonista anche senza comunicare verbalmente. Una creatura che rappresenta l’alterità, una porta verso l’ignoto che attrae e spaventa, un eroe che sacrifica se stesso ma anche un amico fragile bisognoso di essere protetto: motore di una maturazione del protagonista.Immagine rimossa.

L’approccio dinamico che Spielberg applica alle forme della scrittura classica, viene qui brillantemente raccolto da Dante - anch’egli, come sappiamo, sensibile ai temi dell’infanzia, della trasformazione, dell’orrore di crescere, dell’incontro con il diverso e anch’egli predisposto a fare della propria cinefilia un contenitore di materiale inestimabile da rielaborare in seguito. Decidendo di affrontare la regia del film trasformandolo (forse inconsciamente) in un primo tassello per una propria piccola mitologia personale, appropriandosi dei fantasmi spielberghiani, seguendo i canoni della mitologia popolare che, come ricorda Levi-Strauss, sono precisamente quelli in cui si prospettano soluzioni illusorie a problemi reali.

L’allegoria, per Dante, diventerà da qui in poi la cifra formale e narrativa prediletta per muoversi all’interno del contesto hollywoodiano pur minandone dall’interno le strutture ideologiche di base e produrre un cinema tanto "pop" quanto politico, giocando di contrasti e contraddizioni, eludendo anarchicamente ogni omologazione, sfruttando capitali (ahinoi via via sempre più esigui) per prendersi gioco e ridicolizzare i capisaldi dell’industria e della società contemporanea (il consumismo, le mode, la miopia dei potenti). Fino a bersagliare in maniera esplicita il business statunitense legato alla guerra (Small Soldiers, La seconda guerra civile americana e l’emblematico episodio Homecoming di Masters Of Horror.

In Gremlins, paradossalmente, c’è già tutto questo, ma è ancora inesploso, trattenuto in uno sguardo partecipante ancora in bilico tra ingenuità, dolce-amara innocenza e timido cinismo.

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Gremlins 2 è invece, al contrario, un’esplosione: un’esplosione sensoriale, e un’esplosione di cinema, soprattutto.

Film più complesso e raffinato del suo predecessore, Gremlins 2 è, come accennato in testa alla nostra discussione, un’opera di Joe Dante al 100 %.

E’ innanzitutto un film che chiede qualcosa in più allo spettatore medio, una preparazione cinematografica ed una predisposizione allo spaesamento a cui pochi, allora, potevano aspirare, ed è forse questa una delle cause ha reso il film un flop al botteghino, il quarto della carriera del regista americano, quello che a lungo farà si che gli Studios gli neghino ogni supporto.

Gremlins 2 mette in scena lo scontro tra due "culture", quella degli esseri umani e quella dei gremlins, a quanto pare egualmente autodistruttive.

Le creature che popolano questo film sono in realtà si una nuova stirpe (come recita il sottotitolo al film the new batch) ma non solo in virtù delle ibridazioni che vedono la nascita di gremlins-pipistrelli o gremlins-transessuali. I mostri di Gremlins 2 imitano gli esseri umani e ne mimano parossisticamente le loro peggiori abitudini, sono creature senza freni e senza leggi, schizzate da tensioni evolutive e libertà animalesca. I Gremlins sono però sopratutto il riflesso di uno specchio deformante che Dante dispone davanti a determinate figure e ruoli chiave della contemporaneità per mettere in luce le aberrazioni del consumismo, del progresso e della società dominata dai media. Tutto il film infatti si svolge in un enorme e claustrofobico tempio dell’effimero: un immenso agglomerato di uffici, negozi, studi televisivi che richiama da un lato Il condomino di Ballard o gli edifici claustrofobici del Demone sotto la pelle Cronenberghiano e dall’altro anticipa il palazzo-città in cui si rifugia l’umanità superstite de La Terra dei morti viventi di Romero.

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Stilisticamente ci si trova disorientati di fronte ad una divertita e consapevole cortocircuito di senso, in cui però ogni gioco metonimico e metaforico contribuisce ad intessere una texture visiva e concettuale complessa e stratificata.

La struttura narrativa classica che regolava il primo Gremlins qui viene del tutto meno, dissolta in un caleidoscopio di situazioni e gag (l’amore di Dante per i fumetti e per cartoons più ambigui, come quelli di Avery, esce fuori prepotentemente, come in futuro sarà per l’eccezionale Looney Toons back in action) dove la fabula e l’intreccio lasciano ben presto spazio ad un’estetica della frenesia e del frammento.

Il sovradimensionamento e la decostruzione dei generi, l’abbuffata di citazioni e le schegge visive di ogni tipo vengono sempre temperate dal taglio satirico ed ironico di Dante che non si limita ad ubriacarci di riferimenti ma anticipa buona parte dei mutamenti che investiranno l’industria cinematografica (e televisiva) statunitense degli anni a venire, compresa la crisi dell’immaginario tutt’oggi lontana dall’essersi risolta.

Autore: Tommaso Di Giulio
Pubblicato il 06/11/2014

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