Dossier Joe Dante / 19 - "Candidato maledetto" e "Contro natura"

Chiamato a partecipare ai Masters of Horror Joe Dante realizza un dittico di qualità che riassume gran parte della sua filmografia

Prima di cadere in quel limbo ventennale dal quale sarebbe uscita solo in tempi più recenti, negli anni Ottanta la storica casa di produzione Hammer diede un ultimo colpo di coda con la realizzazione di due serie horror antologiche: Hammer House of Horror e Hammer House of Mystery and Suspense, due tranche da 13 episodi con le quali rispolverare atmosfere e racconti del gotico a metà tra tradizione e innovazione. La storia ci insegna che l’esito del progetto è stato altalenante, ma è probabilmente ad esso che guardava il regista Mick Garris quando propose alla rete cable Showtime il suo Masters of Horror. La serie, andata in onda per sole due stagioni tra il 2005 e il 2007, nasce dall’intenzione di raccogliere alcuni dei più grandi registi di genere all’interno di una nuova cornice antologica. Nonostante tra i vari abbiano accolto l’invito anche pezzi da novanta come John Landis, John Carpenter, Takashi Miike, Don Coscarelli, Tobe Hooper e Dario Argento, vista nel suo insieme l’operazione Masters of Horror appare innegabilmente deludente. Nel momento in cui la serialità americana prendeva piena consapevolezza dei suoi nuovi mezzi poetici e linguistici, la serie prodotta dalla Showtime appare invece obsoleta, il risultato di un assorbimento estetico della televisione più vecchio stampo a discapito delle potenzialità e dei nomi cinematografici coinvolti. Questo però è il giudizio d’insieme e al quale bisogna affiancare quello sui singoli episodi, alcuni dei quali davvero fenomenali. Tra i più riusciti (il primo Carpenter, Miike) spetta un posto di rilievo a Joe Dante, che con un episodio a stagione firma un dittico di alta qualità capace di riassumere tanti dei temi della sua carriera.

Scritti entrambi da Sam Hamm, Candidato maledetto (Homecoming) e Contro natura (The Screwfly Solution) sembrano in effetti un dittico studiato a tavolino, tanto le parti si incastrano vicendevolmente nel tratteggiare una panoramica del loro autore. Insieme contengono l’intero spettro emotivo della carriera di Dante, dalla satira feroce e tinta di humour nero del primo episodio all’orrore più disturbante e impegnato del secondo. Contro natura del resto è quanto di più violento Dante abbia girato, un racconto cupo e spiazzante in cui il regista torna a riflettere sui rapporti uomo-donna e sesso-violenza in modi molto simili a quanto fatto all’inizio della sua carriera. Ad accomunare i due episodi una visione politica lucida e coerente, più strettamente antimilitarista nel primo episodio e ambientalista nel secondo, coerentemente ancorata alla rappresentazione della televisione e del suo mondo come una scatola idiota veicolo di infezioni e ciarpame retorico.

Candidato maledetto, andato in onda nel 2005, rappresenta probabilmente uno dei film politici più intensi del post-11 settembre. Mettendo in scena la resurrezione dei soldati morti nella seconda guerra del Golfo in vista delle nuove elezioni presidenziali, Dante ed Hamm puntano il dito contro l’apparato di menzogne messo in piedi dall’amministrazione di George W. Bush, colpevole di aver trascinato un paese ferito nell’animo in una guerra illegale e ingiusta, basata sulle menzogne pubbliche e sugli interessi economici che tutti conosciamo. Per il 2005 però si trattava di argomenti decisamente scomodi e caldi, ai quali Dante dedica tutto sé stesso portando in televisione quanto gli stessi anchorman americani facevano ancora fatica ad ammettere. E lo fa recuperando la figura del cinema horror che meglio si adatta al discorso politico, lo zombie, cui Romero ha donato un potere metaforico e retorico ancora intatto. Il ritorno dei soldati di Candidato maledetto infatti è il ritorno a casa dei figli traditi della nazione, risvegliati dal desiderio di denunciare le menzogne e di votare contro chi li ha mandati a morire per una causa falsa. Uno dei grandi pregi dell’episodio è allora quello di aver creato una narrazione antimilitarista e ferocemente antirepubblicana, ma comunque partecipe del dramma dei reduci. Dante sta chiaramente dalla parte dei giovani morti nel conflitto, che considera vittime di un sistema politico popolato da cinici spin-doctors e politici ottusi e senza scrupoli. Il nemico per Dante non è il soldato ma la guerra e la sua spersonalizzazione, la legislazione sulle armi da fuoco, l’alterazione dei voti presidenziali, le menzogne sulle armi di massa, la pochezza dei media televisivi e dell’arrivismo reaganiano di cui si fanno palcoscenico. Qualora abbia mai avuto modo di vederlo, scommettiamo che Clint Eastwood avrà sicuramente

apprezzato Candidato maledetto.

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Basato sull’omonimo racconto breve di Alice Sheldon, vincitrice nel 1978 del prestigioso premio Nebula, Contro natura è un progetto che Dante covava da anni. Sarebbe addirittura diventato il primo episodio per la serie se non fossero occorsi problemi di diritti all’ultimo minuto. La materia del resto richiama molto le ossessioni e il cinema di Dante: prendendo spunto dagli interventi di alterazione genetica per il controllo ambientale, alcuni alieni diffondono attraverso la televisione un segnale che distrugge il bilanciamento tra eros e violenza nella mente maschile, scatenandovi irresistibili impulsi femminicidi. La conseguenza è lo scatenarsi di una caccia alla donna e la conseguente fine della società umana, abbandonata ad una terminazione autoinflitta del tutto simile a certi interventi di controllo ambientale. La denuncia anche qui è palese, e si dirige contro certe politiche ciniche e sprovvedute che non esitano ad alterare gli equilibri naturali pur di raggiungere il loro scopo. Tuttavia il cuore del racconto va oltre, e per essere rappresentato richiede a Dante un inedito esercizio della violenza. Contro natura ospita diversi omicidi particolarmente cruenti subiti dal sesso femminile, vittima delle peggiori pulsioni maschiliste ormai fuori controllo. A dare maggiore spessore al discorso c’è poi da considerare come l’epidemia di violenza nasca nel profondo Sud degli Stati Uniti, si diffonda tramite gli schermi televisivi e soprattutto trovi una sua giustificazione retorica con il ricorso alla religione. Gli infetti diventano dei veri e propri emissari divini, violenti giustizieri che rispondono agli ordini di angeli e dei, come a sottolineare senza tanti giri a vuoto quanta violenza e necessità di controllo possa annidarsi in determinati discorsi di potere.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 19/12/2014

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