Dead Pigs
Dead pigs è una promettente opera prima che sfugge a stereotipi e aspettative, un ibrido iconoclasta che è qualcosa di più della somma delle sue parti.
Maiali morti che galleggiano sul fiume. Con questa potente immagine, ispirata a un fatto avvenuto nel 2013, Cathy Yan apre, chiude e costella Dead Pigs, la sua opera prima. Un'allegoria della società piuttosto ovvia, ma efficace: nei maiali morti, uccisi dall'avidità del capitale e poi gettati in acqua per evitare gli esorbitanti costi di smaltimento, si trova il senso complessivo del film. Quando i loro corpi riemergono dal fiume Huangpu, i "rifiuti" della modernità ritornano in tutta la loro evidenza, nel cuore di Shanghai. In questa mescolanza tra le acque del fiume e il fango della campagna si apre lo spazio del film: uno spazio ibrido e meticcio, né commedia né dramma sociale, una messa in scena corale e poliedrica dove reale e simulacro si confondono.
Cathy Yan è una giovane regista sinoamericana, e il suo doppio retaggio risulta evidente in Dead Pigs. Da una parte, il film catalizza sensibilità e tematiche vicine alla tradizione documentaristica e al cinema di realismo sociale della cosiddetta Sesta generazione (che potremmo identificare con i registi che hanno esordito negli anni Novanta e Duemila nella Repubblica Popolare Cinese): il già citato problema del rapporto tra città e campagna, le difficoltà nel mediare tra la tradizione e un futuro sempre più turbinoso e disorientante, il culto delle apparenze e del dio denaro, e altre questioni sociali che risulteranno più che famigliari agli appassionati di cinema cinese.
Dall'altra parte, Dead Pigs rompe con le estetiche tradizionalmente associate a questo cinema: l'opera si dispiega con i ritmi del cinema di genere, anche e soprattutto di stampo hollywoodiano, mentre la narrazione è un elaborato puzzle di cinque storie diverse che si intrecciano, fino a sciogliersi in un finale che sfida le aspettative dello spettatore con un'incursione nel musical.
La scommessa della regista è, in buona parte, vinta: sarebbe stato relativamente facile conformarsi a un canone estetico meno rischioso, da film arthouse destinato fin dall'inizio a risolversi in un circuito festivaliero per autori. Invece, la forza di Dead Pigs sta nella sua capacità di accogliere la differenza e la complessità, senza per questo risultare contradditorio o ambiguo. Le inquadrature verticali e geometriche di Shanghai si mescolano con la terra battuta e le case modeste della campagna – una campagna in procinto di diventare un altro pezzo di città, un'altra skyline simile a quella di ogni altra metropoli globale, un altro – per dirla con Paul Virilio – omnicentro di nessun luogo. In questo immaginario letteralmente intorbidito, si muovono i cinque protagonisti: tutti sognatori, tutti vincolati da una società che illude e delude, alla ricerca di un posto del mondo. Sono dei vinti, forse; ma non sono passivamente travolti dal vortice di acqua e fango in cui sono immersi.
Dead Pigs è stato prodotto da Jia Zhangke, ed è possibile rintracciare alcune assonanze con lo stile dei suoi ultimi film; tuttavia, sarebbe sbagliato approcciarlo come un film di critica sociale che ha preferito il compromesso all'intransigenza etica e scopica. Dead Pigs è un film che vuole, innanzitutto, essere Cinema: sogno, spettacolo, gioco di immagini e di linguaggi, con uno sguardo attento sul reale ma allergico all'affettazione. Ad alcuni spettatori un approccio del genere non piacerà, in quanto "impuro" e lontano dalle aspettative di denuncia e dal pauperismo di molto cinema dedicato agli stessi temi e luoghi. Indubbiamente, alcuni dei personaggi appaiono un po' troppo stereotipati e si poteva rischiare di più a livello generale di scrittura. Eppure, con tutti i limiti di un'opera non ancora matura, il film convince: la padronanza del mezzo e del ritmo della narrazione è indubbia, così come la sincerità del suo sguardo iconoclasta.
Degna di menzione è la storia di come Dead Pigs abbia raggiunto il suo pubblico. Dopo avere partecipato e vinto un premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, il film è rimasto in un limbo distributivo da cui, in circostanze meno favorevoli, non sarebbe mai uscito. Era il 2018: un altro mondo, un'altra configurazione dell'industria del cinema nella quale l'uscita di un film d'esordio direttamente in rete era molto più improbabile. Fortunatamente, il film ha aiutato Cathy Yan a farsi conoscere e ha portato alla regia della sua opera seconda, Birds of Prey, e al cuore del cinema mainstream americano.
In seguito, e dopo gli sconvolgimenti che la pandemia ha causato all'intero equilibrio di sale cinematografiche e servizi di streaming, Dead Pigs è stato distribuito su MUBI nei primi mesi del 2021. Anche dal punto di vista distributivo, il film ci racconta la storia di un cinema che sta di nuovo mutando in direzioni nuove e incerte, ma non prive di opportunità.