Torino 2013 / Traffic Department (Drogówka)

Il cinema polacco si è fatto onore, a livello internazionale, grazie alle sue opere per così dire “impegnate”, ad autori come Wajda, Kieslowski, Skolimowski e, ovviamente, Roman Polanski. Meno note sono invece le produzioni di più ampio respiro commerciale, che qui in Italia trovano spazio nei festival, come ad esempio Suicide Room (2011), di Jan Komasa, presentato al Giffoni Film Festival, che ottenne un ottimo riscontro ai botteghini in patria grazie a un plot calato nel reale, la storia di due giovani e della loro dipendenza da Internet. Traffic Department (Drogówka), diretto da Wojciech Smarzowski, ha riscosso un clamoroso successo di pubblico in Polonia, con incassi record e pole position nelle classifiche dei film più visti, surclassando titoli di enorme richiamo commerciale. Qual è dunque il motivo di tanto clamore? In primis, la tematica: Drogówka è opera caustica, sovversiva e irriverente, che vede protagonisti sette amici/colleghi, tutti facenti parte del corpo della polizia stradale di Varsavia, e non quel che si dice degli agenti modello. Si viene catapultati nel loro mondo tramite una camera a mano tipicamente documentaristica, che si alterna a riprese tradizionali, nel filmare festini improvvisati a base di alcool e droga e illeciti di ogni tipo, dalla prassi del chiudere un occhio sulle multe in cambio di un po’ di zloty, la moneta polacca, fino al baratto con prestazioni sessuali in caso di automobiliste giovani e possibilmente graziose.

Ciò che preme a Smarzowski è di mostrare quanto la corruzione sia abitudine radicata non solo nelle alte sfere del Paese ma anche nella vita di tutti i giorni, in frasi come “quando prendo una multa me la cavo sempre dando un po’ di zloty a un suo collega, che problema c’è?”. Un’indagine disciplinare condotta nel dipartimento viene accolta dal gruppo con una risata, come se fossero al di sopra di tutto e tutti. Ma si sa, il pesce grosso mangia quello piccolo, ed ecco che quando un ministro viene fermato per guida in stato di ebbrezza, è lui ad esercitare abuso di potere nei loro confronti.

Un ritratto dunque impietoso, tracciato egregiamente nella prima parte del film, che è la più riuscita nel suo equilibrare in modo efficace registri diversi: dall’umorismo sarcastico fino alla ferocia e al disprezzo, che diventa disgusto nella figura del poliziotto razzista, il quale avrà quel che si merita quando la moglie gli presenterà una sgradita sorpresa.

Una galleria di personaggi amorali, che vanno dal sessuomane incallito fino all’alcolizzato senza speranza. La seconda parte risulta maggiormente rallentata, a causa di una molteplicità di snodi narrativi che la rendono eccessivamente pesante e poco agile: Król, uno degli agenti, viene accusato dell’omicidio di un collega (e amico), nonché amante della moglie. In questa fase, l’uomo si mette in cerca di qualsiasi appiglio che possa scagionarlo, ed è qui che il plot diviene inutilmente cavilloso, sconfinando in quella noia che fino a quel momento era stata del tutto evitata. Król non è meglio dei suoi compagni, sbotta di rabbia per il tradimento della consorte pur avendo egli stesso un’amante, è apparentemente il più calmo, in realtà soltanto il più freddo. Dal punto di vista della messa in scena di questo segmento, si ritrova qualche eco dei Pusher di Nicolas Winding Refn, nel ritrarre un personaggio in lotta contro un mondo che gli è ostile, tra periferie degradate e locali di quart’ordine. La prima metà di Drogówka è invece assai più dinamica e fluida, nello stare perennemente alle calcagna della squadra di “poliziotti marci”, in un quadro impietoso che non risparmia nulla e nessuno. La Polonia del 2013 è un Paese in fase di ripresa economica, che a differenza di altri non ha risentito in modo eccessivo delle recessione: i politici sono dunque ottimisti, puntano all’internazionalità, e c’è da scommettere che un film come questo non possa aver fatto loro molto piacere. L’opera è dunque coraggiosa nello smorzare i facili entusiasmi, mostrando il putrido che c’è tra le forze dell’ordine. Se il pubblico ha accolto Drogówka con un tale entusiasmo, significa che la visione di Smarzowski non è poi così lontana dal vero.

Autore: Chiara Pani
Pubblicato il 14/10/2014

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