Torino 2013 / A Spell to Ward Off the Darkness

Il viaggio inizia su una barca in mezzo all’acqua, un lago deserto all’alba, la superficie che riflette le curve dei monti e le punte degli alberi, tracciando linee di creature mostruose e simmetriche come in una fotografia di Ansel Adams. L’imbarcazione, ci diranno i registi, disegna nel frattempo un simbolo dell’infinito, mentre nella luce nascente cresce il suono di un’antica preghiera, cantilena ancestrale recitata per tenere a bada le tenebre. Ma il fuoco con cui arginarle oggi è il cinema stesso, fede mitopoietica nella quale Ben Russell e Ben Rivers riversano tutto il loro credo. Il cinema è un incantesimo per allontanare l’oscurità.

A Spell to Ward Off the Darkness, presentato in questi giorni a Torino all’interno della sezione TFFdoc, è frutto dell’incontro tra due Ben, Rivers e Russell, registi sperimentali impegnati tra videoarte e contaminazione di forme cinematografiche e qui alla loro prima collaborazione. Aperto dal prologo del lago, vera e propria iniziazione del viaggio ipnotico a seguire, il film si suddivide in tre blocchi distinti, totalmente svincolati da ogni possibilità classificatoria. Il primo segmento, quello più canonicamente documentaristico, esplora la vita in una comune su una piccola isola dell’Estonia, rubando scene quotidiane tra i racconti e gli scherzi dei suoi abitanti; il secondo segue uno di essi in un solitario percorso di sopravvivenza nel nord della Finlandia, tra profonde foreste e lande ghiacciate; il terzo si concentra infine sul concerto che questo personaggio tiene con la sua band black-metal in un piccolo pub della Norvegia. Ad accomunare le tre situazioni c’è soltanto quest’anonimo protagonista, grazie al quale i due registi attraversano quelle che possiamo definire come tre diverse modalità esistenziali. La prima è l’utopia, il tentativo di organizzare e vivere una società che sia altra rispetto a quella dettata dai poteri statali e capitalistici; la seconda è la sopravvivenza solitaria, la lotta herzoghiana tra uomo e natura; la terza, infine, può esserne una sintesi, il tentativo di unire in una band la comunione sociale senza perdere l’ascetismo di una fuga solitaria, ma anche la rielaborazione di vecchi legami pagani, connessioni socio-religiose vecchie come l’uomo ma ancora vive e vibranti sotto la superficie. I registi per dividere i loro tre capitoli usano infatti il breve frame di un triangolo, inteso sia come simbolo esoterico che come struttura ideale a cui ricondurre l’intera opera, costruita proprio da tre lati congiunti tra loro nel creare un tutt’uno.

Come si può intuire da quanto detto sinora, A Spell to Ward Off the Darkness è un film pensato per muoversi libero da gerarchie e codificazioni formali, volto più a farsi macchina capace di produrre senso piuttosto che oggetto significante in sé. Il che non vuol dire che un significato intrinseco non vi sia. E’ evidente la cura profusa dai due registi in ogni minimo dettaglio, ma allo stesso tempo il loro è stato un processo sotterraneo che lavora sotto e dentro le immagini, all’interno di un regime di trascendenza alimentato e dettato dallo spettatore sulla base di tali suggestioni. E’ un percorso guidato, scandito dalla preponderante presenza degli elementi naturali, dall’emersione di un sommerso ancestrale, dal progressivo sfaldarsi delle immagini. A riguardo non può che definirsi sconvolgente la sezione finale dell’opera di Rivers e Russell,il concerto black-metal, nel quale un ipnotico tappeto sonoro converge con un gioco di luci e ombre, pieni e vuoti, che lascia senza fiato. Sfruttando l’oscurità e le luci del palco, la tintura bianca di cui sono coperti i volti dei musicisti, A Spell to Ward Off the Darkness si chiude con un’esperienza visiva che non può lasciare indifferenti, un amalgamarsi in cui i corpi perdono e riacquistano consistenza nella vuota oscurità che li circonda. “Il cinema non dovrebbe essere relegato a mera rappresentazione, ma dovrebbe creare realtà” dicono i due autori. Non potremmo essere più d’accordo.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 14/10/2014

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