Roma 2015 / Monster Hunt
Trama esile, umorismo scatologico e moltissime smorfie: l'incredibile campione di incassi cinese, pur non apparendo molto intelligente è però assai astuto nel toccare le corde giuste

È davvero un prodotto onesto, Monster Hunt: onesto nella misura in cui si propone di realizzare i propositi da cui è nato, ovvero piacere a una grossa fetta di pubblico. Non a caso infatti il super blockbuster diretto da Raman Hui è riuscito, grazie alla sua ottima mescolanza di animazione, avventura e fantasy, a diventare in poco tempo il più grande successo della storia del botteghino cinese. Gli elementi alla base del film sono semplici, quasi ingenui, ma organizzati stilisticamente in modo da tener sempre accesa l’attenzione dello spettatore. C’è innanzitutto una grande epica di riferimento: la storia ha inizio in un passato lontano in cui umani e mostri vivevano insieme combattendosi strenuamente, fino alla vittoria finale degli umani e il confinamento dei mostri in una zona separata. Questi ultimi però, dopo un lungo periodo di pace devono affrontare una sanguinosa lotta interna che vede perire il Re dei Mostri con quasi tutti i suoi fedeli; la Regina, incinta dell’erede al trono, e i pochi compagni con lei rimasti, sono costretti a spingersi fin dentro al mondo degli uomini, dove oramai il mestiere di cacciatore di mostri è andato decadendo, lasciando pochi sparuti professionisti a spartirsi le prede da rivendere a caro prezzo. Fra questi vi è un’ indomita fanciulla, che si troverà costretta ad aiutare il giovane imbranato a cui la morente Regina ha affidato futuro Re dei Mostri. Secoli di odi e rivalità hanno insegnato agli umani che i mostri sono cattivi e pericolosi, ma come comportarsi di fronte a un piccolo essere che, lungi dall’incutere paura, ricorda perlopiù un ravanello?
I creatori di Monster Hunt hanno chiaramente l’intento estremo di intrattenere a lungo termine il pubblico. Il numero di tematiche aperte proposte dal film presuppone una lunga saga – non a caso pare si stia già lavorando per un secondo capitolo – ma alla fine dei conti a valere qui non è la storia, quanto la sua realizzazione. La commistione di animazione grafica e interpreti reali con un soggetto fantastico integrato dai classici combattimenti all’ultimo sangue, presuppongono la ricerca continua di un nuovo espediente per divertire. Via libera quindi a duelli serrati in cui in contendenti rivelano sempre nuovi poteri, facendo un uso sfrenato di inverosimili mosse acrobatiche; non deve mancare poi tutta la gamma di toni ironici, dall’umorismo scatologico alla canzonatura di un protagonista ben poco eroico alle prese con una compagna di avventure molto più dotata, fino alla tenerezza quasi scontata del piccolo erede mostruoso, sempre intento a offrire una serie di smorfie buffe molto efficaci. D’altra parte, in generale la funzione principale dei mostri nella storia è finalizzata solo a sfruttare tutte le potenzialità comiche dei loro corpi grossi, rotondi ed elastici.
Così, come il novello padre adottivo si profonde in lazzi per strappare una risata al piccolo mostriciattolo, Monster Hunt, sorta di enorme animatore fatto di celluloide, ammicca, esagera, strizza l’occhio: praticamente se le inventa tutte per conquistare e far ridere. Non abbiamo dunque qui né un bel film né una grande storia, ma un’ottima confezione la cui estrema gracilità non interferisce affatto con lo scopo ludico di base.