
Dopo il documentario su Carlo Verdone (Carlo!) firmato da Fabio Ferzetti e quello su Montaldo (Quattro volte vent’anni) diretto da Mirco Spagnoli, ieri è stata la volta di Tiberio Murgia, celebre caratterista degli anni 50, 60, 70, omaggiato nel film di Sergio Naitza.
L’insolito ignoto – Vita acrobatica di Tiberio Murgia ne ripercorre vita professionale e privata, i rapporti con la famiglia, gli amori ecc..Il ritratto che emerge è di un uomo d’altri tempi rappresentante tanto di un’intera generazione (galassia?) di attori secondari che diedero il loro contributo alla crescita della commedia italiana senza mai approdare a ruoli di primo piano, tanto degli uomini del sud che negli anni Cinquanta si trasferirono in massa da Roma in su per trovare lavoro. Nella faccia e nelle movenze sornione e maliziose di Tiberio Murgia ritroviamo il carattere di un uomo che per tutta la vita ha interpretato (dentro e fuori lo schermo) un ruolo che non gli apparteneva (quello del siciliano) e che però gli ha regalato numerose soddisfazioni. Un uomo maschera vicino ai caratteri della commedia dell’arte, che lungo una carriera costellata di comparse e ruoli secondari ha saputo incarnare un’intera classe sociale e insieme gli umori più semplici e istintivi dell’animo umano. Il suo siciliano geloso e possessivo (ma al contempo conquistatore) risulta a distanza di tanti anni una perfetta istantanea dell’uomo meridionale dell’Italia passata.
Il tratto più originale di questo documentario, comunque canonico tanto nella forma che nella struttura, risiede nel racconto del Tiberio Murgia privato, autentico Don Giovanni ossessionato dalle donne e dal sesso. L’aria timida e riservata che lo contraddistingueva, celava un carattere forte e quasi sfrontato, che gli ha permesso di superare le numerose difficoltà della vita ma allo stesso tempo di avere diverse famiglie e numerosi figli disseminati lungo tutto lo stivale. In diversi momenti del film lo vediamo parlare direttamente davanti alla macchina da presa, ormai vecchio e stanco quasi sempre con una sigaretta in bocca e una voce sottile, appena sussurrata. In questa immagine, che è prima di ogni cosa una testimonianza del tempo che passa, troviamo la figura di un uomo fiero e umile che ha dedicato quasi tutta la sua vita al cinema, regalando nei momenti più riusciti frammenti che rimarranno per sempre nella sua storia. Impossibile non citare a tal proposito il suo Ferribotte ne I soliti ignoti di Mario Monicelli, film che viene richiamato nel titolo del documentario e ovviamente citato diverse volte.