Old Joy

di Kelly Reichardt

Il secondo lungometraggio di Kelly Reichardt è un'opera con le caratteristiche dell'aesthetic of slow che immerge lo spettatore in un paesaggio post-industriale, sfondo ad una critica al neoliberismo americano.

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L’ultimo film realizzato da Kelly Reichardt, First Cow, è dedicato al collega e regista sperimentale Peter Hutton, recentemente scomparso, che come lei ha insegnato al Bard College. Seppur diverso per sguardo e racconto, il cinema di Reichardt è profondamente influenzato da quello di Hutton e dallo slow cinema, corrente estetica più che stilistica, non essendo categorizzabile come genere cinematografico, dal momento che racchiude e ingloba diverse cinematografie, periodi, intenzioni, cinema narrativo, documentario e sperimentale.

Nel suo secondo lungometraggio, Old Joy (2006), possiamo riscontrare alcune caratteristiche dell’aesthetic of slow, che privilegia la narrazione lenta e non drammatica (se la narrazione è presente); l’utilizzo del piano-sequenza come mezzo “strutturale”, spesso accompagnato da un’inquadratura fissa; un’enfatizzazione dei tempi morti in cui si interrompe la narrazione per lasciar spazio alla contemplazione e alla concretizzazione della durata; la sospensione del flusso diegetico attraverso la rappresentazione dell’immobilità, con la macchina da presa che si sofferma su oggetti, paesaggi e piccoli gesti della quotidianità. Se il cinema di Peter Hutton, come di James Benning, chiaramente influenzato dal cinema strutturale di Andy Warhol e Michael Snow, attraverso queste scelte e strategie riflette sulla pratica contemplativa di visione e sulla percezione della durata cinematografica, lo scorrere del tempo all’interno dell’inquadratura, l’opera di Kelly Reichardt immerge lo spettatore in un paesaggio post-industriale cha fa da sfondo a una critica al neoliberismo americano.

Mark e Kurt sono due amici di lunga data che, dopo essersi persi di vista per molti anni, decidono di riunirsi per un fine settimana sulle montagne dell’Oregon. Il primo vive una condizione medio-borghese, sposato, prossimo a diventare padre, ha una situazione stabile, un posto di lavoro fisso, una casa con giardino appena fuori da Portland, mentre il secondo vive in una dimensione sospesa, fatta di rapporti sociali e lavorativi instabili e precari, uno spirito libero però privo di alcuna certezza sul futuro. Il viaggio li riavvicina per separarli definitivamente, gettando luce su delle cesure insanabili tra i due. La dimensione temporale risulta fondamentale. Se nell’opera successiva, Wendy and Lucy (2008), l’esercizio della lentezza mostrerà la difficoltà della sopravvivenza quotidiana, in Old Joy il tempo dettato dall’industrializzazione del sistema capitalistico si scontra con quello di una vita secondo natura, sempre più irraggiungibile, in cui è sempre più difficile ritrovare sé stessi, in un clima di deterioramento e alienazione.

Autore: Samuel Antichi
Pubblicato il 22/10/2021
USA 2006
Durata: 73 minuti

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