Dossier Joe Dante / 2 - C'era una volta la New World Pictures

Ricordando la New World di Roger Corman. Il primo Joe Dante di Hollywood Boulevard e Piranha.

L’evoluzione storiografica del cinema è da sempre stata fortemente caratterizzata dal suo sviluppo tecnologico. Le tematiche e gli stili si traducono in correnti cinematografiche, dilazionate in diverse parti del mondo, che comunicano a distanza (spaziale e temporale) influenzandosi. L’evoluzione tecnica e l’influenza cinematografica, da cui una corrente viene alimentata, possono riaccendere un interesse nei confronti del cinema e rimettere in piedi un’industria intera. Se adesso Internet ci permette di conoscere altre realtà cinematografiche e distributive (realtà giovani di paesi lontani, decentrando il cinema, ed affermandolo come forma espressiva multiculturale e multirazziale), e con la flessibilità del digitale possiamo permetterci di concretizzare ciò che prima definivamo solo possibile mentre adesso diventa realizzabile; in tempi passati diverse correnti si sono rincorse e richiamate da una parte all’altra del globo per riscoprirsi e ricostruirsi. Ogni qual volta il cinema fa uno scatto evolutivo, determinato sempre da un avanzamento tecnologico, nascono nuove identità e correnti cinematografiche.

Negli Stati Uniti, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, il Paese era profondamente scosso dalle diverse proteste nei confronti dell’autorità (erano gli anni delle lotte e delle proteste per i diritti sociali, gli anni del Vietnam e della controcultura) e questa raggiunse il culmine dopo gli anni della grande depressione che aveva come sfondo la recessione economica (causata dall’embargo del petrolio da parte di Giappone e Germania). In questo periodo di difficoltà Hollywood sarà trascinata dalla salita al potere dei movie brats, quei "ragazzacci del cinema" tra cui Spielberg, Lucas e Coppola. Con la riduzione del potere dell’Hays Office (alcuni film vennero distribuiti senza il visto del PCA – Production Code Administration) le produzioni andarono alla ricerca di nuovi modi per attirare il pubblico. Notando che Il laureato di Mike Nichols e Gangster Story di Arthur Penn, nonostante la recessione, guadagnarono molto, perlopiù per la grande affluenza di un pubblico giovane (tra i 16 e i 24 anni), furono incentivati a produrre film fatti da registi giovani destinati ad un pubblico giovane. Si ritornò alla dottrina del genere per ricostruire un pubblico (molto spesso il ritorno al genere è un indice di rinnovamento – questo potrebbe essere un punto di vista per analizzare seriamente la nostra attuale cinematografia), film sulla ribellione giovanilistica ed universitaria, film nostalgici, road movie, commedie anarchiche, film di guerra, musicali, commedie gangster, film di fantascienza ed horror, alternate ad opere dagli esiti altamente autoriali.Immagine rimossa. Con l’allentarsi della morsa della censura le piccole società produttive poterono specializzarsi in determinati generi prima preclusi. Nacquero dei filoni di cinema a basso costo adatti al nuovo consumo cinematografico più libero e giovanilista, furono girati film su arti marziali, di azione, nacque il filone sexploitation, il blaxploitation e l’horror grottesco. In alcune sale (ed in molto drive in), questi film a basso costo potevano attrarre un pubblico che i più patinati prodotti realizzati negli studios non riuscivano a raggiungere. Se si aggiunge poi lo scatto evolutivo tecnologico dell’avvento del video negli anno ’80 e delle diverse possibilità distributive che esso consentiva, ben si capisce come l’industria cinematografica americana potesse riconquistare facilmente quel ruolo da regina indiscussa del mercato. L’oppurtunità di godere delle diverse possibilità distributive, concesse al cinema indipendente una quantità di canali, mercati e guadagni prima preclusi.

La crescita del pubblico adolescenziale aveva offerto alle compagnie indipendenti come la Allied Artists ed all’American International Pictures (AIP) di entrare nel mercato del basso costo. Soprattutto i film realizzati per quest’ultima da Roger Corman influenzarono molto i registi degli anni ’60 e ’70. Dalla sua fucina, oltre ai suoi lavori, sono stati partoriti i primi lavori di Coppola, di Allen, di Scorsese e di De Palma, lanciando attori del calibro di De Niro e Nicholson. All’interno di questo scenario, nel 1970, muove i primi passi la casa di produzione New World Pictures, fondata dallo stesso Corman, che farà da scuola a molti registi che, negli anni successivi, saranno al timone della nuova hollywood. La New World Pictures produrrà Femmine in gabbia di Jonathan Demme, White Line Fever di Jonathan Kaplan, Attenti a quella pazza Rolls Royce di Ron Howard, Death Race 2000 di Paul Bartel e tanti altri, in più, si consoliderà come realtà distributrice di molto cinema d’autore europeo, da Bergman a Fellini passando per Kurosawa. Tra i cineasti che usciranno dalla sua factory c’è anche Joe Dante.

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Per la New World Pictures, Dante darà alla luce Hollywood Boulevard (1976), un lungometraggio co-diretto con Allan Arkush, e Piranha (1978). La logica produttiva consisteva nel basso budget, nell’attenzione alla scrittura del soggetto, nell’appropriazione del genere cinematografico usato come vettore veicolante della storia, delle tematiche a tinte forti, nell’uso di troupe ristrette e nel breve periodo di gestazione del film, dall’ideazione al girato fino alla post produzione.

Hollywood Boulevard rappresenta in questo senso una scommessa cinematografica vinta. Questo film, che racconta la storia di una giovane e bella provinciale che cerca successo ad Hollywood incappando in un’evoluzione thrilling, è un omaggio al cinema di Corman ed a tutta la produzione della New World Pictures. Dalla giungla di hollywood si arriverà facilmente alla giungla delle Filippine. La quantità delle diverse location va attribuita al metodo cheap intrapreso per produrlo, ovunque Corman dovesse andare a girare in quella manciata di giorni, le riprese di Hollywood Boulevard lo seguivano. Girato in soli 10 giorni con un minimo budget di 60 000 dollari. Film costruito quasi interamente al montaggio attraverso l’uso di materiale preesistente proveniente dalla produzione New World. Montaggio talmente tanto raffinato da disorientare lo spettatore, lasciandolo alla deriva tra una fitta trama di rimandi e citazioni. Le sequenze della storia si mischiano con le immagini dei film di Corman in una continuità disarcionante. L’amore sconfinato per il cinema da drive-in si manifesta in tutta la sua forza espressiva attraverso questo film che sa di backstage del suo stesso farsi.

Immagine rimossa.Un racconto che procede per sbalzi umorali, un film perfetto per un regista cinefilo come Dante. Il suo primo lavoro risaliva a dieci anni prima e consisteva in un montaggio di 7 ore di varie pellicole e spot pubblicitari dal titolo The Movie Orgy, ed adesso gli veniva proposta la possibilità di lavorare su del materiale preesistente (da qui affinerà la tecnica dell’insérage) potendo raccontare la sua versione dell’Hollywood Orgy. Una storia torbida che non ha paura di caricarsi dell’etichetta di sexploitation, una storia che procede come una commedia thriller (in un finale hitchcockiano sotto la Hollywood sign) immagazzinando nel montato dimostrando tanto amore per il genere d’exploitation. Estratti da Death Race 2000 (1975), Crazy Mama (1975), Big Bad Mama (1974) e Unholy Rollers (1972) sono usati per la fuga in macchina di Candy, The Big Bird Cage (1972), Night of the Cobra Woman (1972), The Hot Box (1972) e Savage!(1973), vengono usati per la sequenza della battaglia, Night Call Nurses (1972), Battle Beyond the Sun (1962) e The Terror (1963) vengono proiettati nel drive-in. Per non parlare dei rimandi inclusi implicitamente nei dialoghi o nei nomi dei personaggi che richiamano molto cinema cormaniano. Addirittura in una scena Dick Miller (attore feticcio di Dante) si osserva nello schermo del drive-in mentre è interprete di The Terror. Un film che è un’ode comica, cosmica e metalinguistica a tutta la produzione cormaniana, un film con dentro altri film, un cinema farcito di altro cinema, in un nostalgico sguardo al vecchio stile b-movie.

La stessa logica produttiva varrà anche per il secondo film di Dante, Piranha. Film che segue la stessa scia di Lo Squalo (1975), che l’anticiperà di due anni. La New World e Dante danno vita all’orrore acquatico, nascondendo la mostruosità appena sotto il pelo dell’acqua. Mostruosità che nel film verrà mostrata con parsimonia, scelta obbligata se si vuole restare nel basso budget, ma scelta funzionale se utilizzata per riuscire a spaventare impedendo allo spettatore di vedere oltre il verdognolo e salmastro specchio d’acqua. I piranha geneticamente modificati saranno involontariamente liberati nel fiume con il rischio di un contagio marino. Mostri che riescono a superare i limiti imposti alla loro natura, vivendo in acqua dolce ma riuscendo a sopravvivere anche in acqua salata, in più avendo la possibilità di riprodursi in poco tempo ed a macchia d’olio, Dante sembra confermarci che in America nessun posto è più al sicuro, non solo il mare che tocca le proprie coste nasconde sotto la sua superficie il predatore per eccellenza, lo squalo bianco, ma anche il fiume o il lago diventano i luoghi di una serenità nazionale perduta, dei posti dove non portare la famiglia la domenica mattina. Immagine rimossa.L’avanzamento del racconto filtrato da una focalizzazione al grado zero, permetterà al regista di creare la suspense necessaria per intimorire lo spettatore. Il narratore rivela tutto ciò che conosce ma che i personaggi non conoscono, affinché lo spettatore possa essere posto sullo stesso piano cognitivo dell’onniscenza narratrice, facendolo tremare per la folla di bagnanti che si immergerà nel bacino, inconsapevoli dell’orrore che risiede sotto le loro ciambelle gonfiabili. L’impermeabilità dello sguardo umano (e spettatoriale) nei confronti del fondo del torrente, nasconderà sia un intero mondo ostile, popolato da esseri feroci geneticamente modificati, sia lo sguardo stesso, impossibilitato nell’osservazione del fondo del fiume non riuscendo quindi a prevederne la minaccia. La prima opera di Dante che possiede, in nuce, la forza contestatoria di molto suo cinema che verrà. Un piano militare per armi biologiche anti-vietcong sfuggito al controllo dello stabilimento riverserà tutta la sua follia omicida nelle acque che scorrono all’interno del territorio americano. Un b-movie molto ben riuscito, serrato, che si lascia guardare anche dopo quasi quarant’anni dalla sua prima uscita. L’America che ci presenta Dante è un territorio nel suo interno pericoloso, l’orrore attaccherà soprattutto i figli più indifesi della nazione, mostrandoci l’orrore dei morsi soprattutto sui corpi della sua prole più piccola (la scena dell’attacco alla colonia estiva di bambini è un cult). L’interesse privato e lobbistico che si riversa sulle nuove generazioni di americani, ragazzi mangiucchiati dai piranha mentre il sole in alto splende, osservati distrattamente dai loro padri mentre si rilassano bevendosi una birra, incauti ed ignari dell’orrore che nel substrato societario intanto avanza; incatenati dal divertimento che si svolge sopra il pelo dell’acqua ed incoscienti nei confronti di tutto ciò che li circonda. L’America paterna, schiava della festa che la sovrastruttura, guarderà i propri figli sanguinanti ritardando il suo intervento, mentre l’occhio vigile di Dante filma tutto consegnandolo a futura memoria.

Autore: Giorgio Sedona
Pubblicato il 31/10/2014

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