Dossier Joe Dante / 14 - Small Soldiers

La guerra simbolica e la morte reale

Non sarà chiamata violenza, ma azione. I ragazzi la adorano. E poi, vende bene.

Sono queste le parole con cui l’amministratore delegato delle Industrie Globotech Gil Mars ( Denis Leary ) apre le porte alla produzione di una nuova frontiera di soldatini. La Globotech, specializzata nella realizzazione di armi militari, ha infatti acquisito la Hartland Play Systems, azienda produttrice di giocattoli, e ha intenzione di farla fruttare. Alimentata dal mero interesse economico, scevro da qualsiasi scrupolo morale, la multinazionale mette in commercio una serie innovativa di pupazzi dalle straordinarie potenzialità interattive. È così che nasce la serie dei Gorgonauti, i famigerati mostri alieni che sfuggono agli attacchi di cattivissimi Marines, i Commando Elite. A proteggerli sarà Alan ( Gregory Smith), figlio del proprietario di un negozio di giocattoli artigianali, che insieme a Christy (Kirsten Dunst), dovrà fronteggiare la minaccia che ben presto si rivelerà pericolosa per l’intera comunità. Small Soldiers si inserisce nella filmografia di Joe Dante riproponendo le atmosfere grottesche de I Gremlins e rimescolandole con alcune suggestioni de La seconda guerra civile americana. L’opera si contraddistingue, inoltre, per una serie di memorabili sequenze, tra cui l’assalto a Christy da parte di un gruppo di orripilanti Barbie-Frankenstein, emblema del consumismo e della bellezza patinata made in USA.

Il celebre film di Joe Dante si rivela un’opera complessa ed elaborata, sapientemente mascherata da film per ragazzi. Coerentemente con la sua trama, infatti, in cui il giocattolo si fa portatore di qualcosa di spropositatamente complesso, il film di Dante cela sottotesti caricando di senso un film pressoché impossibile da racchiudere nei canoni del genere. Nello schiudersi di una trama apparentemente semplice, che sembra consapevolmente poggiarsi su dei cliché narrativi con il mero intento di amplificare la potenza del suo pensiero, l’opera si configura come una commistione di tecniche, riferimenti e citazioni azzardatamente, ma brillantemente strutturati. Presentandosi come una versione reale e cattiva di Toy Story - Il mondo dei giocattoli, primo lungometraggio realizzato interamente in grafica computerizzata, Small Soldiers sembra impostare esplicitamente la sua riflessione sulle basi dell’impianto stilistico, e sul ruolo fondamentale delegato alla tecnologia, degli studi Pixar. Realizzato tre anni dopo il film di John Lasseter, il film di Dante è imbevuto di rimandi al fortunato predecessore: ne è un emblematico esempio la sequenza in cui un cane insegue il giocattolo trascinato sull’asfalto dal bambino in bicicletta.

Il film di Dante si configura così come rappresentazione dei pericoli legati all’intelligenza artificiale e all’illusorietà di una magia prodotta in serie. Propone una riflessione, ancora oggi acuta e accurata, sulla potenza del mezzo pubblicitario e sulle conseguenze di una violenza spettacolarizzata e veicolata dallo schermo televisivo. L’intento della Globotech infatti, come esplicitamente dichiarato, è quello di mettere sul mercato prodotti che facciano ciò che si vede nella pubblicità. Che trascendano i limiti imposti dalla loro mera esistenza di oggetti fisici e inanimati e diventino veicolo di un messaggio, di una trama predeterminata, inalterabile, scintillante, crudele. Mirati ad adulare il bambino, visto esclusivamente come spettatore/consumatore ideale, i soldatini creati dall’azienda si rivelano un incubo divenuto realtà, la reificazione di una visione del mondo imposta dalla società dei consumi, l’autodistruzione programmata di qualunque idea, valore o morale che si differenzi dalla logica del profitto. Lo strumento pubblicitario è così innalzato ad arma da guerra e i giocattoli, tutt’altro che inoffensivi, diventano i mostruosi veicoli di un interesse economico capace di insinuare la propria indole distruttrice in tutto ciò che crea ed è lanciato sul mercato, simbolo di un’epoca in cui l’innocuo ha cessato di esistere, l’oggetto si fa carico di una dilagante potenza distruttiva e l’uomo, essere animato par excellence, svanisce lentamente omologandosi a ciò che ciecamente e sconsideratamente desidera e produce.

Autore: Lulu Cancrini
Pubblicato il 28/11/2014

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