Mom and Dad

Brian Taylor tona con un film-giocattolo, irriverente e dissacrante

Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Come scherzi ben congegnati molti film, nell’intricato panorama del cinema horror attuale, godono di una popolarità immediata sfruttando questo assioma che li etichetta frettolosamente come “cult istantanei”, prima di relegarli, nel giro di pochi anni, all’anonimato più totale. Di solito, i più fortunati sono quelli che scommettono su un’idea originale, condita da abbondanti dosi di ironia e sarcasmo, che seppur abbozzata, viene sostenuta da un ritmo incalzante, un montaggio frenetico e una colonna sonora accattivante. Il tutto infarcendo la narrazione di citazioni colte e arruolando attori di facile richiamo in ruoli paradossali, pur di arruffianarsi il favore degli appassionati.

E’ quello che succede con Mom and Dad, il nuovo film del regista, sceneggiatore e produttore Brian Taylor (Crank, Gamer, Ghost Rider: Spirito della Vendetta), presentato al Toronto Film Festival a settembre del 2017 e distribuito nella sale statunitensi a gennaio del 2018. L’eclettico regista americano, memore della recente esperienza televisiva di Happy! - caustica trasposizione della dissacrante graphic novel di Grant Morrison con protagonisti un ex poliziotto alcolizzato e un unicorno parlante blu cobalto - torna sul grande schermo per vomitare ostilità sul buonismo dilagante con una black comedy velenosa e dalle premesse avvincenti, ma dallo svolgimento sconclusionato quanto apprezzabile. Il film ipotizza cosa potrebbe accadere in una tranquilla città di provincia se, a causa di una misteriosa isteria collettiva, il latente conflitto intergenerazionale, insito in ogni nucleo familiare tradizionale, esplodesse di colpo, come un’epidemia zombie, annullando per ventiquattr’ore ogni istinto naturale di preservazione della specie e dando sfogo ad un liberatorio istinto infanticida. Partendo da uno spunto intrigante e fortemente satirico, che smonta l’ipocrisia perbenista tipica della middle class americana (Society di Yuzna e Parents di Baban), Taylor sovverte ogni regola etica e morale per dare spazio ad una caccia animalesca in cui un’orda di genitori degeneri e frustrati si ritrova a braccare la propria prole, sopraffatta da un’esuberanza tecnologica che ha ucciso ogni forma di dialogo. Al centro della carneficina troviamo l’emblematica famiglia Ryan composta dai coniugi Brent (Nicolas Cage) e Kendall (Selma Blair). La coppia descrive perfettamente le amarezze di una coppia alla deriva, soverchiata dalle responsabilità di un ruolo genitoriale che ha spento lentamente qualsiasi entusiasmo giovanile, anticipando il rancore che sfocerà ben presto nella violenza contro gli ingrati figli: l’insopportabile sedicenne Carly (Anne Winters) e l’inconsapevole fratellino Josh (Zackary Arthur). Costretti, come tutti i loro coetanei a lavare i panni sporchi di sangue, in famiglia.

Mom and Dad è un ottimo antidoto contro i sostenitori del Family Day e segna l’esordio solista alla regia di Taylor, senza la collaborazione del suo storico socio Mark Neveldine alla sceneggiatura. In passato, il dinamico duo era riuscito a calamitare su di sé l’attenzione della critica, sintetizzando gli stilemi del cinema action d’intrattenimento in una miscela vincente di humor corrosivo, sentimentalismo e adrenalina, senza però rinunciare alla qualità; annacquata invece dall’infelice incursione nei cinecomics. Per questa ragione, il suo ritorno dietro la macchina da presa, alle prese con un thriller grottesco, lasciava presagire la possibilità di un’opera audace, totalmente fuori dagli schemi, in linea con lo spirito sovversivo degli esordi. Purtroppo il film mantiene i suoi intenti soltanto a metà, crogiolandosi in un bizzarro mash-up che inizia come un rip-off de La Notte dei Morti Viventi, per concludersi come una buffa versione psichedelica di Mamma ho perso l’Aereo. Taylor è bravo ma non si applica abbastanza ed è un peccato, perché la pellicola nella parte iniziale appare particolarmente ispirata, a partire dai titoli di testa sgranati, dai toni accesi e, tenendo bene per i primi quaranta minuti, spingendo l’acceleratore sui binari di un b-movie, sporco, cattivo ed impenitente, che tributa sfacciatamente i titoli exploitation degli anni ‘70 .

Le difficoltà maggiori si riscontrano invece nella seconda parte, eccessivamente sbilanciata, quando per stemperare i momenti riflessivi ( accompagnati da una carrellata di flashback fin troppo didascalici) l’azione si riduce ad una serie di scenette slapstick esageratamente lunghe e ridondanti; nonostante il delizioso cameo finale di Lance Henriksen nei panni del burbero padre di Nicolas Cage.

La note positiva è che tecnicamente la narrazione mette in risalto tutti gli ingredienti salienti dello stile ipercinetico di Taylor, dimostrando di non aver perso la smalto quando si tratta di girare scene d’azione corali intense, come quelle fuori la scuola e all’interno dell’ospedale, puntellate da una colonna sonora micidiale che transita oculatamente dal lirismo di Debussy al punk hardcore dei Regan Youth, passando per i Roxette. Invece, per quanto concerne l’interpretazione, spicca l’inedita coppia dei due protagonisti principali: Nicolas Cage e Salma Blair. Il primo, perfettamente a suo agio nel rendere il ruolo tragicomico di un padre schizzato, tormentato dai rimpianti e dai segni della vecchiaia incipiente; mentre la seconda capace di ammantare la figura materna di una stanchezza malinconica ed empatica che sottolinea la crudeltà degli eventi che le precipitano addosso.

In conclusione, Mom and Dad è un film che lascia l’amaro in bocca, sotto diversi punti di vista. Fortunatamente, la dose massiccia di humor, scorrettezza e violenza di molte sequenze rende la visione un’amabile truffa, magistralmente orchestrata, che non mancherà in ogni caso di strappare ai più cinici e smaliziati qualche amara e sonora risata.

Autore: Jacopo Bonanni
Pubblicato il 23/03/2018

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