Roma 2012 / Ralph Spaccatutto

Vecchio, ma cool, dice una scritta su un videogioco anni ’80. In una sala buia al punto giusto, pulsano elettriche le luci multicolore di tanti videogiochi. Non molto tempo fa era comune ritrovarsi nei retrobottega di qualche bar di periferia a trastullarsi tra pistole di plastica, joystick lampeggianti e schermi pixelati in cui immergersi per ore in una gara di interfacce per sconfiggere il cattivo di turno. Non molto tempo fa, si diceva, ma abbastanza per vedere questi stessi “impegna-tempo” ipnotici spesso impolverati, in un angolo oscurato, ormai macchine malridotte rimpiazzate dall’evoluzione tecnologica da innovativi e sempre più avvincenti giochi che confinano in casa. Il mondo dell’era digitale non tollera il gusto retrò del classico videogioco 8-bit, ma questo può tornare ancora protagonista e lo fa, paradossalmente, grazie alla migliore strumentazione avanguardistica degli ultimi tempi.

Un simile spettacolo lo offre Ralph Spaccatutto, presentato dalla kermesse capitolina al Festival Internazionale di Roma nella sezione Alice nella città. Il marchio Disney riflette ancora dietro le lenti 3D, ammiccando divertito a tutta un’era, in un gioco che sembra ripercorrere le tracce dell’Avatar cameroniano. Sotteso, infatti, ritorna il discorso mai chiuso dell’atavica battaglia tra classico e moderno. Non ci sono, però, i colori sgargianti di un mondo alieno e primitivo a difendersi dal grigiore opaco di una società quasi superata, aderente a vecchi stereotipi. La guerra in questo piccolo capolavoro animato sta tutta nell’infondere un tocco vintage attraverso una computer grafica delle più alte, che condivide lo schermo con quanto di più semplicistico si potesse realizzare per generare mondi a sé stanti, tuttavia connessi da un unico personaggio, il Ralph del titolo. Nel mondo dei videogiochi, Ralph è il cattivo che spacca ripetutamente il palazzo dove abitano i Belpostiani, doppiato straordinariamente dal John C. Reilly, eccezionale caratterista che tanta parte ha avuto nella cinematografia americana. Solo dopo l’ennesima distruzione, Felix Aggiustatutto può correre a riparare con un colpo di martello. E la partita si conclude vittoriosa con il tonfo di Ralph al suolo. Quando la sala dei videogiochi chiude, i nostri ritornano alle proprie case e Ralph si ritrova a sistemare pattume e mattoni mentre fuochi d’artificio, torte e calore accolgono il fortunato Felix, tra le risate e l’armonia dell’intero vicinato. Stanco di tanto manicheismo che lo costringe ad una vita di isolamento, Ralph si arma di buone intenzioni e abbandona il proprio universo, pronto a dimostrare alla società che la programmazione di buoni e cattivi risponde a un codice solo esteriore. Inizia così un’avventura all’interno del mondo di pixel e bit, dove si scontrano eroi atipici che evolvono nel pieno rispetto del viaggio di formazione alla base di ogni storia. Quattro sono i mondi dei giochi arcade, ognuno con i propri abitanti, i propri colori, i propri nemici a connotarne l’essenza vera e coerente. Dal Felix vintage si passa all’ultra tecnologico Hero’s Duty, invaso da uno stormo di scarafaggi che un plotone corazzato di soldati deve riuscire a sconfiggere.

Qui l’atmosfera fantascientifica si sposa con l’alta definizione che caratterizza il volto del sergente, la rigida Calhoun, doppiata dalla Jane Lynch vincitrice di un Emmy e un Globe per la sua interpretazione in Glee. Sugar Ruch, invece, è un distretto caramellato attraversato da piste go-kart ostacolate da ogni possibile trappola di glucosio. Qui un’effervescente Cenerentola del nuovo millennio sfida ogni regola per gliciare< la sua stessa natura, piccolo mentore e alleato, l’unica che riesce a riscaldare l’animo gelido di Ralph. La connessione dei mondi passa inevitabilmente per una stazione centrale dove si intrecciano eroi e destini, prima di fare ritorno ognuno al proprio universo. 190 personaggi si mischiano all’interno dello schermo, tutti perfettamente aderenti al mondo di appartenenza. In un ribaltamento di ruoli e soluzioni i vari personaggi si ritrovano catapultati in situazioni straordinarie, in una cornice che li trasporta dentro abissi sconosciuti dove dovranno imparare ad affrontare prove e superare ostacoli. Solo dopo essere scesi negli inferi fino a toccare quanto di più oscuro vi si cela, possono tornare a casa forti di una consapevolezza che li ha riscattati da una vita di emarginazione o dalla prigionia delle etichette. Il gioco di vincitori e vinti ricalca, seppur in modo semplicistico, le sconfitte e le soddisfazioni che riserva la quotidianità, rileggendo in chiave moderna quanto di più classico si trova fin dalle prime storie orali. Tutto quello che resta da fare è un’ultima, semplice operazione: press enter coin.

Autore: Marta Gasparroni
Pubblicato il 29/01/2015

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