Intervista a Federico Sfascia

Requiem di un regista che amava Stallone e Raimi

Se i Sotterranei di Point Blank dovessero adottare la Politique des auteurs dei Cahiers du Cinema un nome che difenderemmo a spada tratta sarebbe certo Federico Sfascia. Con all’attivo tre lungometraggi e una manciata di corti e videoclip, il regista umbro si è distinto per la personalità. Nessun suo lavoro può lasciare adito a dubbi: per lo stile, i sottotesti, l’ironia è sempre e certamente uno Sfascia originale. Intelligente e fantasioso ma anche estremamente propenso all’autocritica, oggi è già pronto a ritirarsi dalle scene.

È vero quel che mi hai detto, che vuoi abbandonare la regia? Per quale motivo?

È vero nel senso che voglio abbandonare il tirare su un film da capo a piedi da solo. Perché nel mio caso il termine regia include praticamente ogni aspetto da realizzare sotto svariati falsi nomi ed è un qualcosa che non puoi fare mille volte e che non ti permette di superare certi limiti (quelli produttivi). In soldoni, è vero che non farò altri film se non trovo una produzione seria o quanto meno decente. Troverò di certo altre forme meno autodistruttive per raccontare le mie storie. Questo non posso smettere di farlo. Se non mi racconto le storie l’unica alternativa plausibile e civicamente accettabile è il suicidio. Poi rispetto a quelle che si raccontano gran parte delle persone, nelle mie ci sono mostri fantastici al posto di infide sconosciute da chiamare mogli e piccoli demoni volta faccia puberali da chiamare figli. Scherzo! La famiglia è un valore importantissimo. Mettete su famiglia e fate figli. Tanto per andare a puttane non bisogna essere single.

Partiamo dalle origini. Come ti sei formato?

Tornando alle origini è ovvio che è stato il buon dio a crearmi. In onore dei miei antenati ho mantenuto vivo l’interesse e l’ottimo rapporto con i dinosauri e un sano odio per le darwiniane scimmie atee. Se invece parliamo di cinema non ho avuto una formazione accademica. Nasco come disegnatore e iniziare a cimentarmi con la narrazione cinematografica è venuto di conseguenza alla banalissima passione per i film e i cartoni animati. Il movimento è sostanzialmente l’aspetto che più mi affascina del cinema rispetto al disegno. Il primo tentativo l’ho fatto con una videocamera super VHS e il lungometraggio pezzentissimo Beauty Full Beast. Ho cominciato così e il grosso problema è che poi ho continuato.

Beauty Full Beast risale al 2007. Le riprese del secondo lungo, I Rec U, sono invece cominciate nel 2012. Quanti anni ti ha portato via la sua realizzazione?

In realtà le riprese di I Rec U sono iniziate all’incirca nel 2010 e la stesura del progetto (sceneggiatura, personaggi, preparazione dei costumi e quant’altro) già a cavallo tra il 2008 e il 2009. Nel 2012 il film era finito nella sua prima versione, diversa rispetto a quella definitiva che poi è stata pubblicata su YouTube dai Licaoni. Quindi se parliamo di anni che I Rec U mi ha portato via posso dire che ad oggi è stata la mia relazione d’amore/odio più lunga. Come riprese e realizzazione in senso stretto però direi un arco di tre anni in cui ho spalmato un centinaio di giorni di riprese. Un mese all’anno di media. I Rec U l’ho pagato caro ma almeno l’ho pagato a rate.

Hai portato avanti altri progetti tra un lungo e l’altro e come ti sei evoluto?

Da Beauty Full Beast a I Rec U ho realizzato qualche video musicale tipo Pet Sematary Elettro 80 per i mitici Pay e ho voluto anche provare l’ebbrezza di girare un cortometraggio, l’introvabile Satana Facile. Come mi sono evoluto? Se mi guardo nello specchio di casa e nello specchio della vita la risposta è facile: male.

Veramente mi riferivo all’evoluzione dei mezzi tecnici ma anche al metodo di lavoro. Quando hai accantonato il S-VHS con cosa lo hai sostituito? È cambiato qualcos’altro sul set? (per esempio, hai trovato una segretaria di edizione a cui ora non puoi più rinunciare)

Il videoclip e il cortometraggio sono stati girati con una miniDV, le digitali con le cassettine. Poi per I Rec U erano già arrivate le Reflex della Canon (la 5D, la 550D e ogni tanto anche la 7D). La mia segretaria di edizione è sempre la stessa da quando ho iniziato: il mio autismo. Però sarebbe bello averne una, un giorno. Magari me la sposo anche.

Nei titoli di coda di Beauty Full Beast scorrono gli storyboard del film. Li usi regolarmente?

Sempre, perché mi servono come appunti per ricordare quello che devo fare. Tengo i fogli vicino e cancello ogni inquadratura man mano che vado avanti. Non mi posso fidare della mia memoria, è tremenda. Poi quelli di Beauty Full Beast erano anche abbastanza curati, adesso sono veramente appunti scarabocchiati male.

Immagine rimossa.

Quanto tempo ti ha invece portato via Alienween?

Mi pare che di Alienween se ne parlò la prima volta nel corso del 2014 quando Visani mi chiese se volevo sviluppare, con totale carta bianca su tutto, il tema alieni-halloween e melting movie, in cambio di organizzazione-produzione e poi distribuzione. La sceneggiatura e anche l’organizzazione generale, che poi, causa misteri della natura umana, ho dovuto curare io, sono partite attorno all’estate del 2014. Le riprese sono invece iniziate a fine novembre dello stesso anno per poi essere terminate durante vari fine settimana nel corso del 2015. Diciamo che ho aperto e chiuso il film in un anno, un anno e mezzo tra madonne gioiose varie.

Cosa hai realizzato tra I Rec U e Alienween o subito dopo?

Subito dopo I Rec U è iniziata la collaborazione con Black Vagina Records per realizzare i video musicali della band Il Capro, un gruppo di talentuosissimi musicisti folignati che reinterpreta i temi di famosi film horror. Loro volevano realizzare dei video particolari da far uscire con il disco. Hanno fatto l’atroce errore di darmi carta bianca e allora si è deciso di fare dei veri e propri cortometraggi (che io avevo pensato come puntate di una serie che poi non è mai stata realizzata). Il risultato sono i corti de Le Notti Del Maligno, reperibili su YouTube, sia sul canale di Black Vagina Records che sul mio in versione definitiva. Mi sono divertito un sacco a realizzarli. Il primo si intitola Fright Light e il secondo Beauty Ends The Beast. Poi ci sono stati altri videoclip su commissione e infine D.S., un cortometraggio che io e Camme di Fantasma Film abbiamo realizzato per partecipare a un concorso di corti horror con in giuria Joe Dante. La cosa triste è che si era tra quelli selezionati per il premio finale ma non avendo musiche originali (ho usato brani di musica classica perché non avevo un compositore a disposizione in quel momento) ci hanno dovuto premiare con sonore pacche sulle spalle. Poi però D.S. è stato preso dalla BBC per un programma di corti horror ed è piaciuto un sacco. Io sono molto contento soprattutto per l’apprezzamento di due note youtuber inglesi estremamente fregne. Queste sono soddisfazioni! Oltre alle regie, ho anche recitato in Elba:L’Eredità Di Napoleone dei Licaoni, dove facevo lo sgherro assassino del Tiranno, l’entità malvagia della storia. Come il Terminator per Skynet ma senza scene di nudo (almeno su schermo).

Data la premessa, penso sia inutile chiederti quali siano i tuoi progetti futuri.

Se si trovasse un vero produttore qualcosa potrei fare. Altrimenti nulla. Di storie pronte ne ho a bizzeffe, per ora mi limiterò a disegnarle senza porre limiti all’immaginazione e continuerò a battere le belle fighe per collezionare epici pali da raccontare nelle mie commedie. Qualcuno deve piangere affinché qualcun altro possa ridere. La vita è una cosa meravigliosa. Per gli altri.

A tal proposito, un tema ricorrente in quasi tutti i tuoi lavori è l’amore di cui non sembri avere una visione splendente.

I sentimenti sono effetti speciali a basso budget. Se avessi milioni di dollari per i miei film la tematica ricorrente sarebbero le esplosioni congiunte alle arti marziali assassine. Di base io ho un’altissima considerazione del sentimento amoroso, per me è un qualcosa di nobile che si porta dietro conseguenze pesanti a livello fisico, emotivo e personale. L’amore, se non stai attento, ti ammazza prima che arrivi la morte. Quanto meno ti ammazza facilmente la voglia di campare. Per questo trovo invece divertentissime le concezioni d’amore più diffuse, quelle che usano la parola per nobilitare una relazione tra pezzi di merda, per mascherare ossessioni egoiste, per mettersi la maschera della vittima quando invece sono i carnefici (più o meno inconsapevoli a seconda del grado di intelligenza). L’altra cosa meravigliosa è che l’amore nobilita qualsiasi autoreferenziale punto di vista, tanto che un trauma o una cattiveria può valere sia per la vittima reale che per il carnefice che a sua volta si sente, a sua ragione, vittima. L’amore è come una sigla di Cristina D’Avena, una roba tremenda che per qualche ragione tutti amano in funzione di una non meglio approfondita auto-nobilitazione interiore. Che schifo le sigle di Cristina D’Avena! Oppure penso a roba come Beautiful, dove con l’amore si maschera la saga fantascientifica di incesti e bassezze più longeva della storia dell’umanità. (Perché, secondo me, le sceneggiature di Beautiful messe assieme sono ben più lunghe del bestseller precursore La Bibbia) Beautiful è l’umanità. L’umanità è merda, l’umanità è amore. L’amore è merda? Anche. Ma anche dio è amore! Ma qui apriamo altre questioni. In sintesi, a me fa ridere l’amore di facciata, mentre credo che il sentimento vero, quello interiore, sia una potenza inarrestabile di trasformazione di se stessi, dell’altra/o e del mondo intero. Come insegna Ken Il Guerriero, la più grande metafora sull’amore mai realizzata. Sono serio. E quante botte per la madonna! Che bello Ken Il Guerriero!

Immagine rimossa.

Sempre nei titoli di coda di Beauty Full Beast mettevi in chiaro fin da subito che i due migliori registi del mondo per te sono Raimi e Stallone.

Diciamo che Raimi e Stallone ce li ho nel cuore perché, a stringere, per me sono due eccellenze degli aspetti che più amo nelle storie: il racconto per immagini e il racconto dell’umanità. Spiegare questa cosa è difficile per me perché è una sensazione istintiva di attrazione e vicinanza che ho sviluppato a prima vista, ma diciamo che Raimi racchiude alla perfezione la deformazione cinetica/epica/tragicomica della realtà che il cinema, a gusto mio, dovrebbe rappresentare, unita a una classicità estremamente rigorosa. Quello che adoro di Raimi è che gioca con le immagini tanto da passare per un regista estremo e cartoonesco, quando a guardare con attenzione è di un classicismo (anche pittorico) estremamente rigoroso nella composizione delle inquadrature. Stallone invece ha una capacità inarrivabile di rendere i personaggi al tempo stesso famigliari e iconici. Scrive e mette in scena soggetti totalmente verosimili che al tempo stesso diventano l’idea stessa di umanità che vogliono rappresentare. È un po’ quello che succede anche nella letteratura epica classica: il personaggio è l’ideale che lo muove fatto carne, ma al tempo stesso rimane fortemente terreno. Stallone è come se avesse nella penna la chiave della rappresentazione archetipica dell’umano senza complicazioni intellettualoidi che allontanino dal cuore della rappresentazione. Insomma è il mito della porta accanto. Per me un genio vero. Senza contare che come attore mi fa rimanere ogni volta a bocca aperta per le sfumature che mette e per la padronanza del corpo e della gestualità che ha. Non ne butta via una, è incredibile. E sì, lo adoro anche come regista. Per me John Rambo è l’unica cosa degna della corona John Milius. Negli anni, passando anche attraverso musical pazzeschi come il quarto Rocky, ha raggiunto una sintesi registica che mi mette i brividi. Poi, oh, so che quest’idea non è condivisa da molti esperti e appassionati di cinema, ma che vi devo dire? Una volta mi ci incazzavo. Poi ho capito che chi piglia per il culo Stallone non sta giudicando me e i miei gusti. Sta giudicando se stesso.

Quali altri autori ti hanno influenzato?

Le mie influenze vengono prevalentemente dall’animazione. Io ero e sono tuttora incantato dalla narrazione animata, dalle soluzioni pressoché infinite di movimento e messa in scena che ha. Quindi direi che prima del cinema mi hanno influenzato Kenshiro, Devilman, L’Uomo Tigre, Il Fantastico Mondo Di Paul, Taron E La Pentola Magica e Basil L’Investigatopo. Poi, vabbè, ci sono Carpenter, Joe Dante, Terry Gilliam, Walter Hill con Strade di fuoco. Ce ne sono tanti ma tendenzialmente è tutta gente con una visione profondamente personale e potente. Inoltre penso che al di là delle sue non condivisibili idee sulla politica e la vita, Michael Bay sia uno che mi fa sempre sognare mettendo su schermo pianeti giganti che divorano altri pianeti e cavalieri robot armati di spada che cavalcano tirannosauri sputafiamme. Ma vi rendete conto di quanto è bello tutto ciò? Se non ve ne rendete conto allora tornate a guardare quel lucida nerchie di Snyder.

Invece, nell’attuale panorama italiano c’è qualche collega che stimi?

Io ti direi Alessandro Izzo dei Licaoni, Michele Senesi di Palonerofilm, Filiberto Basile di Krakatoa Ink e Domenico Guidetti. Poi, sicuramente, se mi metto a pensarci ne tiro fuori altri. Ma di getto sono loro. Alla fine io non sono un sostenitore del "siamo indipendenti, siamo l’alternativa in quanto indipendenti". No! Nell’indipendenza c’è tanta anonima incompetenza quanta ce n’è in molto cinema ufficiale. Solo che si tende a raccontarsi la palla che siamo meglio perché siamo indipendenti e se ci danno i mezzi spacchiamo. Secondo me, l’80% di questi ciarlatani con i mezzi diventano come l’80% dei ciarlatani mainstream. Per questo io stimo artisti che, sempre secondo me, hanno una visione personale interessante e/o una padronanza della narrazione per immagini consapevole. Infatti negli anni tutte le persone in cui ho trovato queste caratteristiche le ho avvicinate professionalmente e poi anche nel privato. Insomma siamo diventati anche amici. Come la Justice League. Purtroppo non ho ancora individuato Wonder Woman.

Sembri in particolare legato ai Licaoni.

I Licaoni rientrano alla grandissima nella categoria Justice League/super-amici. Ci siamo conosciuti a un festival, stimati (credo) reciprocamente e poi abbiamo scoperto che c’era anche la materia umana di base per passare le feste di Natale assieme tirando gavettoni di piscio alle vecchiette in chiesa il 24 sera. No, aspetta, sta cosa dei gavettoni la faccio solo io perché in realtà m’annoio tanto. Soprattutto il 24 sera. Comunque, se c’è un progetto e io o loro abbiamo bisogno di consulenza, parere, aiuto fisico o spalla su cui piangere ci siamo gli uni per gli altri, tutti per uno, uno per tutti e piscio per le vecchie.

Mi scuso con i lettori per le uscite scurrili. La mia ricerca artistica e personale non è ancora arrivata al Benigni post invasione degli ultracorpi danteschi. Conto tuttavia di rincoglionirmi presto anche io, ché in Italia ci si fanno bei soldi.

Autore: Mattia De Pascali
Pubblicato il 23/04/2016

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