True Detective 2x02 - Night Finds You

Si vive e si muore a Los Angeles, mentre il fuoco oscuro che alimenta i quattro protagonisti cresce e conferma una narrazione noir capace di esaltare la solidità immortale della tradizione

Con due colpi di fucile che frantumano quel che resta della notte, Night Finds You conferma come tra vivere e morire a Los Angeles possa correre solo un battito di ciglia, un momentaneo ma fatale calo dell’attenzione. Lo stesso accadeva all’ossessionato detective di William Petersen, dopo che i ruoli tra criminale e poliziotto si erano definitivamente mescolati. Dove il nero permea la vita come un fattore endemico non si può mai dare nulla per scontato.

Le certezze si incrinano, si affastellano già teorie e speranze, mentre il vuoto si apre sotto i nostri piedi in un finale che affonda nell’oscurità di un rifugio erotico per sesso estremo, all’ombra del quale linee narrative e aspettative spettatoriali saltano via con la rapida brutalità di un cliffhanger che promette ulteriore morte e dolore.

Ma partiamo da prima, da quell’incipit polanskiano in cui una spietata plongée inchioda Frank Semyon al suo passato, ad un’infanzia di solitudine e sofferenza che ritorna ad infestare il presente come un incubo ricorrente. Confermando la forza e l’intuizione di un casting in cui pochi credevano, Vince Vaughn scava con sguardo fermo nel cuore del suo personaggio, esposto col bisturi di una scrittura che conferma la sua prassi migliore, lavorare sullo stereotipo per rivitalizzarlo dall’interno, nel pieno rispetto e amore della tradizione. Il racconto d’infanzia di Frank è solo una delle varie finestre che iniziano ad aprirsi sulla nuova squadra di True Detective, personaggi tormentati e in fuga dalle loro vita passate. Del resto il noir è per eccellenza il genere che celebra l’influenza tragica, spesso fatale, che il passato riesce ad avere sul presente, ed è sempre più evidente come Nic Pizzolatto stia cercando con questa seconda stagione di esplorare nuovi vicoli del nero, più classici e vicini alla loro matrice letteraria. Night Finds You si apre con Chinatown e si chiude con Friedkin ma il riferimento evidente resta la narrativa di Ellroy, l’umanità sporca e compromessa costretta a fare i conti con i propri peccati attraverso i riflessi di un distintivo.

Per questo, rispetto all’umida campagna della Louisiana, Justin Lee insiste sulle silhouette delle fabbriche e i nodi delle autostrade, correlativi oggetti di una natura intimamente poliziesca, strettamente metropolitana, nella quale un cadavere brutalmente menomato anima una scatola cinese di indagini. Occhi corrosi e inguine dilaniato, tracce di tortura che portano al sovrapporsi di giurisdizioni diverse, interessi divergenti, poliziotti messo l’uno contro l’altro in una task force sul punto di esplodere. Il tutto riportato con grandissima classe da una regia che serve sulle parole di Pizzolatto immagini di forza e intensità rare. Oltre al citato, splendido, incipit, si pensi al montaggio incrociato che si svolge attorno al cadavere, o ancora ai brevi attimi di Antigone Bezzerides davanti al computer, ulteriore parentesi erotica che alimenta la presenza di un sesso vissuto in termini sempre più ossessivi.

Dove ci porta allora questa Night Finds You? In apparenza su binari conosciuti, segue la strada tracciata dall’ottima premiere e alimenta il fuoco oscuro che sospinge i quattro protagonisti. Di ciascuno iniziamo a conoscere dettagli relativi ai traumi della vita passata, particolari più o meno approfonditi, mentre il presente si carica di tensioni presentate attraverso dialoghi fitti di dettagli politici e legali. Indubbiamente l’effetto è quello di un complesso mare di informazioni, ma se c’è un paragone da fare con la prima stagione è sicuramente relativo alla capacità dimostrata da Pizzolatto di gestire i vari episodi come capitoli di un’unica storia, brani in cui ritmo e contenuto sono sempre finalizzati all’effetto compositivo finale. Del resto la sequenza di chiusura ci dice proprio questo, spezza ogni schema precostituito e ci ricorda di come Pizzolatto, proprio grazie ai cambiamenti apportati rispetto al passato, stia riportando al centro della scena la grande tradizione del noir nella sua portata più complessa e drammatica. E questo, da amanti del genere, non può che essere un dono da tenersi stretto puntata dopo puntata.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 30/06/2015

Articoli correlati

Ultimi della categoria