Nuovo Ordine Mondiale

In uno scenario di turbamenti politici e sociali, il pluridecorato commissario Torre si imbatterà in un complesso complotto internazionale

Il film dei fratelli Ferrara è un action-movie fantapolitico che vuole coniugare la fruibilità del film pirotecnico al tentativo di informare il pubblico sulle dinamiche di potere della società occidentale. Più che informare si tratta di formare, perché Nuovo Ordine Mondiale è prima di tutto un film di opinione in cui la visione degli autori viene spiegata sin dalla scena iniziale: il mondo è guidato da un’élite che ne decide le sorti manipolando l’opinione pubblica. L’idea di base rappresenta il punto di forza principale dell’opera: non si tratta infatti di una semplice setta segreta che cerca di infiltrarsi nelle istituzioni, ma sono le istituzioni stesse (Nazioni Unite, Governo della Repubblica Italiana ed Europa) a essere raffigurate come associazioni criminali.

Questa posizione netta rende il film unico e meritevole di essere visto nonostante diverse incertezze nella sua realizzazione. Prima fra tutte la durata eccessiva, circa due ore. Il ritmo tutt’altro che incalzante è sostenuto da colpi di scena che tuttavia non coinvolgono fino in fondo lo spettatore, il quale rimane in disparte dalle emozioni dei personaggi. Complice di questo senso di estraneità sono la fotografia piatta (una Napoli grigia che ricorda quella di Grazie Padre Pio) ed una colonna sonora assolutamente invadente. Per gran parte della durata del film la musica distrae dallo sviluppo degli eventi, a volte anche causa di brani che si conciliano poco con le scene narrate. A questo si aggiunge un effetto soap-opera dovuto alle inquadrature spesso troppo strette e ai dialoghi non all’altezza del resto del film. Diverse incongruenze purtroppo ingolfano la trama per tutta il suo svolgimento, esempio migliore di queste è la rapina al supermercato in cui errori tecnici, come il repentino passaggio giorno/notte, si associano a piccoli dettagli fuori posto in una scena che già di suo è concettualmente sbagliata, in quanto avulsa dalla storia. A peggiorare la qualità percepita l’abuso di svariati cliché e la dinamica irrealistica delle sparatorie. Colpisce positivamente invece la qualità di alcuni attori: il più noto è Enzo Iacchetti che si dimostra un attore eclettico capace di essere credibile anche lontano dalla commedia, la sua è senza dubbio l’interpretazione migliore. Ma una nota di merito va spesa anche per il protagonista, Mario Ferrara alias il commissario Torre, che anche grazie al physique du rôle da brachitipo si cala perfettamente nei panni del poliziotto di esperienza restituendo l’immagine di un uomo con tante medaglie e tante cicatrici nel suo passato. Convincenti anche Benni Branco che interpreta l’efficientissimo agente Ranza, Marzio Honorato alias Ministro Palmieri e Stefania Orlando che appare in un piccolo cameo. Non classificati gli attori che recitano nella parte dei malviventi, i quali sembrano voler dare risalto alla loro malvagità con delle smorfie da cattivi per tutta la durata del film con un risultato a dir poco grottesco. Stesso giudizio per l’attore che interpreta Bloomberg, un burattinaio statunitense dall’accento inglese forzato.

Immagine rimossa.

Nel complesso Nuovo Ordine Mondiale è un film che divide; un’idea brillante ed impegnativa con una realizzazione a tratti non all’altezza. Un film unico nel panorama cinematografico italiano, che infatti vede nella sua ambientazione in Italia il suo peccato originale. Si badi bene, anche fosse stato ambientato negli USA permarrebbero quei difetti di cui si è parlato, ma l’opera sarebbe stata perfettamente a suo agio in un determinato filone. Assai più delicato era l’obiettivo di inserire questa trama nello scenario storico italiano. Il risultato ha infatti, a nostro modesto avviso, appiattito le complessità degli intrecci pubblici nostrani; una soluzione che rischia di sembrare facilona per il ruolo di manifesto cui questo lungometraggio ambisce. Rimane dopo il film la piacevole sensazione di aver visto qualcosa di atipico che, seppur sporcato da qualche dettaglio, riesce a dare voce al dilagante pensiero antisistema fino ad oggi quasi del tutto ignorato dal cinema contemporaneo.

Autore: Michele Barone
Pubblicato il 20/03/2017

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