Le ricette della Signora Toku

La luna piena e fiori di ciliegio impreziosiscono la ricetta per la libertà di Naomi Kawase

Ascoltare la natura e saperla interpretare. Tendere l’orecchio per cogliere le sfumature del vento, il vociare confuso delle pietre, il parlare intrigante della luna. Naomi Kawase con il suo ultimo lavoro elogia il linguaggio segreto della Terra attraverso il testo di Tetsuya Akikawa An. La marmellata di fagioli rossi, in giapponese ‘An’, è l’elemento culinario al centro della storia Le ricette della signora Toku. Quando Sentaru (Masatoshi Nagase) assume nel suo negozio di dolci dorayaki (tipici dolci simili a frittelle ripiene di marmellata) una stravagante 76enne di nome Toku (Kirin Kiki), il destino dei protagonisti subirà una lenta e lieve incrinatura. Un incontro capace di far cambiare prospettiva e che permetterà di abbracciare uno sguardo nuovo sul mondo e sulla vita. Sentaru, Toku e la giovane Wakana (Kyara Uchida), emblemi di tre diversi momenti della vita, sono inconsapevolmente chiusi nelle loro solitudini, desiderosi di ritrovare una libertà perduta o negata, arrendevoli nei confronti del loro destino infausto. Proprio come un automa, Sentaru continua a preparare la sua marmellata di An senza alcuna passione, fin quando quest’arzilla signora dalle mani deformate, gli farà scoprire la poesia che si nasconde dietro il sapore dolce della pasta rossa. “Bisogna ascoltare i fagioli, ci raccontano la loro storia, la pioggia che hanno preso, il vento che li ha accarezzati”, solo ascoltandoli attentamente è possibile preparare la marmellata in modo impeccabile. Con movimenti di camera lenti e centellinati, meravigliose fotografie di un Giappone esplosivo nei colori bianco e rosa degli alberi in fiore, Kawase crea un’atmosfera magica e irriproducibile. Nessuna terra fuorché il Giappone, sarebbe in grado di condensare tanta poesia e tanta perfezione nelle tonalità della sua primavera, come nessuna cultura sarebbe in grado mai di conquistarci con un racconto di una marmellata che diventa il pretesto per raccontare molto altro. Ascoltare i fagioli come ascoltare il vento o la natura o gli occhi delle persone che ci circondano o le leggi segrete dell’Universo. C’è il debito che Sentaru deve ripagare al suo padrone, c’è la crudeltà della società che ha privato Toku della sua libertà e c’è il patto che la signora, la giovane Wakana e la Luna stipulano solennemente. Il dramma interiore dei protagonisti viene solo accarezzato, il dolore nei loro occhi tristi e colmi di rassegnazione è tangibile ma è anche straordinariamente denso di profonda gioia e speranza. La libertà sognata e desiderata è quella concessa ad un uccellino in gabbia o quella riconquistata dal gestore del negozio. Le musiche sono delicatamente abbinate alle immagini, le scene raccontano di una terra lontana e sconosciuta. Nei pochi ritagli che scorgiamo al di fuori del chiosco di Sentaru, vediamo un villaggio ritmato dal mutare delle stagioni, in un’accesa manifestazione della primavera, che lascia immaginare il profumo intriso nei petali candidi. Dai fagioli provenienti direttamente dalla terra alla Luna maestosa e lontana, il film della Kawase è un elogio alle leggi dell’Universo, dall’infinitamente piccolo allo straordinariamente grande. In questa ricerca i protagonisti perdono profondità, restando delle sagome in superficie, incapaci di sviluppare una propria autonomia, oltre il limite spazio temporale dell’incontro fra i tre. La trama imbocca strade prevedibili e l’immagine dei ciliegi acquista un significato talvolta retorico specie quando diventa ridondante. La poesia della Luna, la concretezza dei fagioli, la sospensione di vite appese al filo del baratro della tristezza si mescolano nella gioia dell’incontro e del cambiamento, facendo della ricetta della signora Toku, una ricetta per una vita senza condizionamenti fisici e mentali.

Autore: Shaila Risolo
Pubblicato il 08/04/2016

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