Haunted

Una casa infestata fa ancora paura se alla regia c'è un buon regista

Le storie sulle case infestate hanno solitamente un canovaccio semplice e routinario: i protagonisti si trasferiscono in una nuova abitazione e notte dopo notte scoprono di non essere soli. All’inizio pensano che le visioni siano dovute a un eccesso di stress, forse anche a una malattia mentale, ma pian piano comprendono la necessità dell’aiuto di un esperto in fenomeni paranormali, quasi sempre un esorcista. Per quanto possa essere lineare e prevedibile la trama, tale forma di racconto ha sempre trovato il suo pubblico, prima in letteratura e successivamente al cinema. Dopo la stagione dei torture porn e quella degli zombi contaminati, l’horror in sala è tornato a sfruttare uno dei più classici topoi del genere con Sinister, The conjuring e i suoi epigoni. L’Italia non è stata da meno e ha prodotto per l’home video House of Evil, in un certo qual modo The Blind King e, non ultimo, Haunted di Eros D’Antona.

Sebbene la trama ricalchi abbastanza fedelmente quanto esposto sopra, il secondo lungometraggio del regista pugliese è ben lungi dall’essere monotono, rivelandosi invece una splendida sorpresa. Il primo merito per la buona riuscita dell’opera va alla sceneggiatura scritta da Eros insieme al fratello Roberto D’Antona. A differenza dei modelli d’oltreoceano che costruiscono su una costante drammaticità l’intera vicenda, Haunted calibra correttamente i toni da commedia e la suspense. Una regola che con ogni probabilità i D’Antona mutuano direttamente da Jaws, omaggiato in maniera esplicita attraverso un’inquadratura che nel capolavoro di Spielberg rimandava a sua volta a Vertigo di Hitchcock. Alla corretta messa in scena di tale alchimia ci pensano lo stesso Roberto nel ruolo del protagonista, Max, e Michael Segal in quello del fedele amico, Chris. Le capacità istrioniche di Roberto erano già state ampiamente dimostrate nel precedente film del fratello, Insane, dove interpretava il cartoonesco killer Condom. In questa nuova parte, il suo lavoro deve procedere necessariamente per sottrazione. Sorprende ancora di più l’interpretazione di Segal, costantemente impegnato in ruoli da duro, e qui in grado di offrire una parodia di se stesso. Nell’autoironica rappresentazione del vero uomo, Segal dipinge una figura sola, paurosa e con un’omosessualità latente. L’amicizia tra i due personaggi diverte e intrattiene molto di più di qualsiasi rapporto etero, merito dell’affiatamento della coppia d’attori che ha condiviso numerosi set.

Immagine rimossa.

Se Haunted assolve pienamente anche il compito primario di un horror, ovvero spaventare, lo si deve invece principalmente a Eros che oltre alla regia firma anche la fotografia. Fatta eccezione per un paio di trascurabili scavalcamenti di campo sui dialoghi, le restanti inquadrature sono tecnicamente ineccepibile e denotano una cura e un’attenzione per le forme non comuni nel cinema indipendente a causa degli inevitabili limiti di tempo dovuti alle altrettanto insormontabili restrizioni economiche. È proprio questa padronanza della tecnica e il suo uso intelligente che permettono a Eros D’Antona di raccontare in maniera avvincente una storia già narrata. Il jumpscare è sempre dietro l’angolo e per quanto lo spettatore lo possa prevedere, quando ad esempio omaggia classici come Poltergeist, non può fare ugualmente a meno di trasalire, segno evidente che il film funziona.

La paura ancestrale per il soprannaturale si ancora saldamente alle radice della superstizione, ossia le mitologie religiose. In questo caso il demone che minaccia la sanità mentale dei protagonisti deriva direttamente dalle culture sumera e dell’antico Egitto e si dovrà scontrare con la fede più in voga negli ultimi secoli, quella cristiana, generando un crossover tra culti divertente finché se ne comprende il carattere favoloso, al pari del vampirismo o della licantropia. Non a caso il primo ad accorgersi delle presenze ultraterrene è sempre un bambino, le cui capacità di raziocinio sono inevitabilmente inferiori rispetto a un soggetto maturo. Gli adulti per affrontare la minaccia, là dove si prende per buono l’assunto dell’infante, devono necessariamente regredire al suo stato. In tal senso il film horror diventa metafora del degrado umano. Se escludiamo la presenza dei mostri nel mondo reale, ciò che resta è la possibile decadenza di ogni individuo.

Haunted, come tanto altro cinema di genere, è un’opera che non va sottovalutata. La si apprezzerà a patto di vederla col rispetto che merita ogni film: a luci spente, col volume alto e, soprattutto, mettendo da parte il cellulare. La prima a distribuire il secondo lungo di Eros D’Antona sarà la Germania, dove l’uscita in Blu-ray, col titolo American Poltergeist 7, è prevista per il 17 novembre.

Autore: Mattia De Pascali
Pubblicato il 02/10/2017

Articoli correlati

Ultimi della categoria