Guardiani della Galassia

Prove generali per il nuovo Star Wars di casa Disney, il film di James Gunn è il più riuscito esempio della formula cinematografica dei Marvel Studios

Spartendosi lo spettro dell’intrattenimento che va dall’epica drammatica della DC alla commedia in costume di certa Marvel, Warner e Disney dettano ormai l’agenda di Hollywood a colpi di cinecomics, trainandone l’industria con una panificazione serrata e pluriennale permessa dalla totale serializzazione della macchina dello spettacolo americana. Affiancati da brand minori come la Fox e la Sony, questi due studios si distinguono ormai per un approccio opposto. Più la Marvel/Disney reitera la sua formula farsesca incapace di rinunciare ad un’abbondante linea comica, più la DC/Warner risponde esacerbando la prospettiva dark e seriosa originaria dei Batman di Nolan. A fare la differenza è soprattutto l’uso dell’ironia, bandita in casa DC e costantemente impiegata dalla Marvel per allargare lo spettro d’interesse nei confronti dei film. Il problema però è che a tale alleggerimento è sempre seguita una demistificazione più complessiva che spogliava tali film di ogni potere mitopoietico, abbattuto dalle fitte mitragliate di battute ammiccanti, faccette buffe e gongolamenti. Una refrattarietà nei confronti non solo dell’epica ma della stessa tenuta del racconto cinematografico a favore della risata più facile e dissacrante. Ci voleva allora James Gunn per ricavare da questa prassi disgraziata un film inaspettatamente riuscitissimo, un risultato finalmente positivo della formula cinematografica Marvel. Non siamo ai livelli di Captain America: The Winter Soldier, ma del resto il film dei fratelli Russo fa eccezione per serietà e tensione. Se la linea comica è quella scelta, Guardiani della Galassia ne è il risultato migliore possibile.

Affidato a James Gunn e dedicato ad un gruppo pressoché sconosciuto di eroi, Guardiani della Galassia è la grande scommessa vinta dai Marvel Studios, un film finalmente capace di unire senso dello spettacolo, emozione e umorismo senza sbracare nella farsa. Certo, il marchio si sente e di conseguenza non mancano battute di troppo e tempi comici affrettati (al solito ogni volta che il tono rischia di farsi troppo serio qualcuno interviene con un’idiozia per demolirlo), tuttavia sono dettagli perdonabili a fronte di un quadro generale davvero ben gestito. Gunn, autore anche della sceneggiatura, è riuscito anzitutto nell’impresa non da poco di introdurre ben cinque protagonisti da zero dando loro carisma e credibilità necessari, trasformandone le individualità anarchiche e solitarie in un gruppo di eroi. Come di consueto questo primo capitolo è dedicato infatti alla creazione del personaggio, e il fatto che questa volta siano cinque non deve certo aver semplificato le cose. Non a caso il film accusa questo “incarico” dando poco spessore al contesto e ancor meno spazio agli antagonisti, praticamente inconsistenti. Ne soffre in particolare l’atmosfera spaziale, appena accennata e limitata ad una dimensione spettacolare e ludica. Tuttavia nell’ottica Marvel sono dettagli sacrificabili a favore del quadro complessivo, che si arricchisce di nuovi aspetti della trama generale e di un gruppo di eroi già rodato alla perfezione.

Nonostante sveli un James Gunn molto contenuto nella sua inventiva e irreggimentato dai dettami del blockbuster, Guardiani della Galassia è anche il primo film Marvel da almeno dieci anni ad avere immagini così suggestive. L’opera di Gunn infatti è un caleidoscopio di inquadrature studiate nel dettaglio e pensate per irrompere graficamente verso le spettatore (e alle quali non serve un pleonastico e postprodotto 3d). Del resto per la prima volta la Marvel affronta lo spazio aperto, e questo più i numerosi debiti sparsi nel corso del film rendono Guardiani della Galassia le prove generali per i nuovi Star Wars di casa Disney. Antagonisti simili a sith, scontri spaziali e fughe in astronave, ma soprattutto personaggi anarchici e ai confini con la legge, apparentemente ribelli, tutti figli del modello Han Solo (grazie a Groot abbiamo anche un altro Chewbacca). Certo, per la nuova trilogia si spera di trovare maggior profondità e una dimensione spaziale più vasta, ma per essere il primo capitolo del nuovo franchise Guardiani della Galassia ha davvero poco da farsi rimproverare.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 22/10/2014

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