Dylan Dog – L’inizio

E’ ormai sotto gli occhi di tutti che l’universo cinematografico americano sta pescando sempre più a piene mani nel florido mondo della carta inchiostrata. La nona arte è stata riscoperta dall’industria hollywoodiana, che nell’ultimo decennio ha sfornato decine e decine di film tratti da fumetti e graphic novels di nuova e vecchia data. Nella continua corsa alle novità e al guadagno le produzioni americane sono infine giunte, nella loro ricerca, nel regno del fumetto italiano nostrano, producendo come ben sappiamo Dylan Dog – Il film, lungometraggio ispirato al cinico indagatore del mistero nato dalla brillante mente di Tiziano Sclavi, mensilmente portato alle stampe dalla storica Bonelli.

Ebbene, il film Dylan Dog – L’inizio di cui andremo ora a parlare non è affatto una produzione hollywoodiana, né tantomeno una vera e propria produzione cinematografica – quando con questo termine si intendono ingenti investimenti monetari per la realizzazione di film a budget elevato. Questo lungometraggio della durata di sessanta minuti è infatti un vero e proprio fan-film indipendente, che in quanto tale è stato prodotto investendo somme di denaro esigue e mettendo su una troupe di amici per lo più non professionisti. A interpretarlo è un cast poco più che ventenne e senza alcuna esperienza recitativa, ma con molto entusiasmo e voglia di far bene. I due personaggi principali, Dylan e il suo fido assistente Groucho, sono interpretati rispettivamente da Roberto D’Antona e Francesco Emulo. Unici ragazzi del cast (a quanto ci è dato sapere) ad avere precedenti esperienze sul campo recitativo, avendo preso parte a spettacoli teatrali in una compagnia di spettacolo locale e in alcuni cortometraggi. Risulta quindi ovvio che in causa della natura intrinseca del film sarebbe impossibile e poco produttivo intavolare una vera e propria riflessione artistica o metacinematografica, ma è altresì piuttosto interessante andare a riflettere sul perché della nascita di un simile progetto, comparando i risultati ottenuti da un fan-film amatoriale con quelli di un blockbuster (mancato) di produzione hollywoodiana.

L’idea di creare questo lungometraggio nasce dal malcontento del regista Roberto D’Antona, che da grande fan e lettore di Dylan Dog rimane deluso dalla trasposizione cinematografica americana. D’Antona decide di conseguenza di rendere giustizia al suo idolo fumettistico creando lui stesso una sua originale versione filmica, Dylan Dog – L’inizio, un prequel del fumetto di Sclavi con un Dylan ancora alle prime armi alle prese con uno dei suoi primi casi dell’orrore. La sceneggiatura è quindi originale e non una trasposizione di qualche episodio legato al fumetto. Nel film in questione il primo elemento che salta all’occhio, per chi mastichi un poco la saga di Dylan Dog, è la presenza dello storico assistente dell’investigatore, Groucho, una figura che la grande industria di Hollywood non ha saputo portare sul grande schermo a causa di problemi di copyright e di budget. La spalla comica del detective dell’orrore è una delle colonne portanti dell’opera di Sclavi, e la sua assenza nel film ufficiale è stato il fattore che più di altri ha fatto storcere il naso ai numerosi fan del fumetto. Stupisce quindi vedere come dei ragazzi pugliesi pieni di buona volontà siano riusciti la dove Hollywood ha fallito, bloccata dalle innumerevoli norme e leggi editoriali che serpeggiano nella grande industria cinematografica. Si potrebbe quindi parlare, volendo, di una rivincita autoriale da parte di questi ragazzi e della loro versione di Dylan Dog. Comunque non è la sola presenza di Groucho a denotare una maggiore fedeltà al fumetto, dato che il regista, essendo un conoscitore della fonte cartacea, ha potuto portare sullo schermo un Dylan più fedele all’originale, forte di quella dose di cinismo, rabbia, emozione e comicità che nel film ufficiale era andata persa per strada.

A differenza degli sceneggiatori hollywoodiani questi ragazzi hanno potuto prendersi tutte le libertà desiderate, creando ciò che avevano in mente senza alcun vincolo o veto di sorta, salvo ovviamente lo scarso budget. Nonostante ciò è molto probabile che i fan di Dylan Dog apprezzeranno maggiormente lo sforzo intrapreso da loro che si sono mossi in direzione della fedeltà al testo pur rimanendo originali nella sceneggiatura, mentre Hollywood è stata solamente capace di proporre il solito pacchiano film con vampiri e pistole, dalla trama abbondantemente scopiazzata (le analogie con Blade sono assolutamente imbarazzanti) da pellicole di simile stampo e maggior successo.

Autore: Giacomo De Vecchis
Pubblicato il 15/03/2015

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