Le strade del male

di Antonio Campos

L'ultimo film di Antonio Campos si immerge nell'anima nera degli States con esiti affascinanti ma discontinui.

Le strade del male - recensione film campos

Predicatori fanatici, reduci tormentati, poliziotti corrotti, serial killer. Pare quasi che non riesca a contenere lo stesso immaginario di cui è composto, il nuovo film di Antonio Campos, Le strade del male. Perché l'ultima produzione originale Netflix è la quintessenza del southern gothic, un viaggio senza speranza nel cuore più nero degli States, tra sangue, peccato e predestinazione.
Tratta dall'omonimo romanzo di Donald Ray Pollock (The Devil All The Time, in originale), anche voce narrante della vicenda, non può che essere intrisa di letteratura l'ultima fatica del regista italo-brasiliano, un accumulo di figure ricorrenti e situazioni esemplari che ha Faulkner come nume tutelare ma che non disdegna la brutalità di Cormac McCarthy (difficile non pensare al suo Child of God, trasposizione cinematografica compresa) e le atmosfere di certo Stephen King.

Artefice di un cinema sempre e comunque generato dal trauma, dopo Afterschool e Christine Campos si confronta questa volta col rimosso di un paese fotografato in un periodo cruciale della sua storia (siamo tra gli anni 40 e 60 del secolo scorso), racchiuso tra gli orrori di due guerre e impegnato a fare i conti con la loro eredità e le loro conseguenze. È proprio dalla Seconda Guerra Mondiale che un uomo torna a casa portandosi dietro un Male senza nome, un morbo destinato a diffondersi in due città (tra Ohio e West Virginia) come un contagio, passando di padre in figlio, di marito in moglie, di fratello in sorella. Sono così i legami famigliari i primi a sfaldarsi sotto il peso di un dramma che ha il sapore biblico della predestinazione, all'interno di un mondo, però, senza alcun Dio, dove l'unica certezza è quella della propria solitudine. Una maledizione che serpeggia tra i disperati e i perdenti che abitano la provincia americana (un po' come quella che credono aleggi su di loro i fratelli di La truffa dei Logan di Steven Soderbergh, non a caso ambientato proprio in West Virginia), intrecciando destini e storie differenti, mentre la religione fa il resto, trasformandosi in strumento di repressione, prevaricazione e morte.

Spunti decisamente interessanti per un film che propone di immergersi nel lato oscuro dell'America più disperata e brutale grazie anche a un cast all star fatto delle migliori leve della nuova generazione, da Robert Pattinson a Tom Holland, da Mia Wasikowska a Bill Skarsgard, passando per Riley Keough e Harry Melling. Eppure, nell'accumulo di violenze improvvise, nel susseguirsi esasperato di situazioni drammatiche e stravolgimenti emotivi, qualcosa non torna ne Le strade del male. Qualcosa che si è perso nella trasposizione sullo schermo e nella gestione di una materia delicata, propensa com'è, se non controllata a dovere, a cadere nel puro manierismo o nell'esercizio di stile fine a se stesso. È così che questa scia pulp di sangue e violenza porta con se anche la sensazione di un'opera riuscita solo a metà, forte delle sue atmosfere e dei suoi protagonisti ma incapace di maneggiare appieno quell'universo di dannazione che forse uno sguardo più consapevole e misurato avrebbe saputo rendere in tutta la sua autenticità. 

Autore: Mattia Caruso
Pubblicato il 05/10/2020

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