La finestra sul porcile

Una riflessione estremamente lucida - e a tratti ironica - sul complesso problema dello smaltimenti dei rifiuti

Presentato in anteprima nazionale al Cinemambiente di Torino e al G7 di Bologna, La finestra sul porcile è un documentario che indaga la difficile e sconfortante situazione del problema dello smaltimento rifiuti a Palermo. Il regista Salvo Manzone - che ha iniziato il suo percorso cinematografico negli anni Novanta e ha alle spalle una lunga esperienza nell’audiovisivo in Italia e in Francia - è attivista del movimento internazionale Zero Waste. Nella sua lucida e puntuale riflessione sceglie come punto di partenza un singolo evento (la comparsa di una discarica abusiva proprio sotto le finestre del suo appartamento a Palermo) per allargare poi il discorso a un piano globale e universale.

La descrizione di Palermo è, purtroppo, realisticamente desolante: mucchi di spazzatura a ogni angolo e un’immensa, spaventosa discarica – stavolta autorizzata – fuori città, un mostro informe che non riesce neppure lontanamente a ingurgitare tutti i rifiuti che vengono continuamente e irresponsabilmente gettati nelle sue fauci. La soluzione, semplicissima e al contempo in un certo senso utopica, è a monte: concepire la spazzatura non come rifiuto da smaltire (producendo così ulteriore inquinamento, che avvelena mortalmente l’ambiente e gli individui) ma come materia prima da riutilizzare in un ciclo produttivo ininterrotto.

E’ esattamente questa, in estrema sintesi, la strategia promulgata da Zero Waste, di fatto l’unica soluzione possibile per i paesi industrializzati e in via di industrializzazione. Del resto, se esistono situazioni di perenne emergenza – spesso create praticamente ad hoc per innescare una serie di dinamiche burocratiche ed economiche il cui fine ultimo è inevitabilmente il lucro – esistono anche esempi virtuosi, che dimostrano come la condivisione delle responsabilità e la partecipazione concreta e fattiva, se collettiva, siano ancora in grado di limitare i considerevoli danni causati dal nostro squilibrato e sconsiderato modus vivendi, riportando una situazione di fatto drammatica entro coordinate ancora gestibili. E’ il caso di una cittadina toscana di quasi cinquantamila abitanti, in provincia di Lucca, Capannori. E’ il primo comune italiano ad aver aderito alla Strategia internazionale Rifiuti Zero: la raccolta differenziata ha superato da anni la quota del 90 % e i cassonetti non esistono più. E’ qui che Manzone raggiunge per una significativa intervista il maestro elementare Rossano Ercolini, “Mister Zero Waste in Italia” e vincitore del Goldman Environmental Prize nel 2013, prestigioso premio internazionale annualmente assegnato agli ambientalisti più meritevoli.

Questa è una delle tante preziose testimonianze che il regista si premura di raccogliere all’interno della sua approfondita indagine, assieme a quelle dell’americano Paul Connett (scienziato e professore di chimica e tossicologia, fondatore di Zero Waste), dell’antropologo Franco La Cecla (che offre un punto di vista davvero interessante sull’argomento qui esaminato), del linguista Antonio Lavieri, dell’attivista Patrizia Lo Sciuto (tra i massimi referenti di Zero Waste in Italia) e di Milena Gentile, consigliere di circoscrizione di Palermo che affianca Manzone nell’esasperante – e purtroppo vana - battaglia per eliminare la discarica abusiva su cui ogni giorno è costretto, suo malgrado, ad affacciarsi.

Ottimo esempio di cinema che pone in primo in piano la valenza civica e informativa dell’audiovisivo come medium, La finestra sul porcile andrebbe, fosse anche solo per l’urgenza dell’argomento trattato, difeso e diffuso, visto e ancora rivisto: perché lascia allo spettatore un monito inequivocabile – mostrando e spiegando le rovinose conseguenze alle quali stiamo rapidamente andando incontro – ma anche la speranza in una reale possibilità di cambiamento. Al di là dell’inadeguatezza, e spesso della chiara colpevolezza, delle istituzioni, è infatti il singolo cittadino che ha la possibilità di scegliere: essere complice di un sistema che infine lo danneggerà in modo irreparabile (basta considerare le percentuali di tumori legate all’inquinamento ambientale) oppure prendere atto definitivamente delle proprie responsabilità.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 21/10/2017

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